sabato 30 agosto 2014




 MAHATMA GANDHI:

GLI SCHELETRI NELL'ARMADIO








Mohandas Ghandi nacque in India, nel 1869.
Proveniva da una buona casta, infatti il padre era un politico locale. A 13 anni fece un matrimonio combinato con la quattordicenne Kasturba. Compì gli studi giuridici e si laureò in legge in Inghilterra.
Durante il primo periodo matrimoniale nacquero i suoi tormenti di natura personale. Mentre assisteva il padre ammalato, vedendolo assopito si assentò per fare l’amore con la moglie. Al ritorno, trovò il genitore deceduto. Questo fatto gli avrebbe causato un trauma incancellabile e un rapporto contrastato con il sesso.





 Dal matrimonio con Kasturba ebbe quattro figli maschi.
Giovane avvocato, andò a lavorare in Sudafrica. Venne sloggiato da un posto in treno, perché ritenuto “di colore” e ricacciato nei vagoni riservati alle popolazioni locali.
Ghandi la prese molto male. In India era un privilegiato e mai avrebbe pensato di potersi trovare, un giorno, dall’”altra parte”. Fu una sorta di illuminazione, sotto tutti i profili: venne a contatto con il pregiudizio razziale e con le condizioni di quasi schiavitù nelle quali vivevano i suoi 150 mila connazionali. Questa situazione lo portò a un'evoluzione interiore profonda, riuscendo in seguito a trasformare la comunità indiana in una forza politica omogenea.


Foto scattata durante gli anni in Sudafrica, a sn l'amico architetto Hermann Kallenbach, di cui si parlerà più avanti.

Peraltro apprendiamo dal quotidiano britannico Guardian quanto sia ancora vivo da parte dei neri sudafricani l'astio nei confronti del supposto "apostolo della pace e della nonviolenza", per via dell’atteggiamento razzista da lui mostrato durante la sua permanenza in Sud Africa: l'icona dei diritti civili "odiava" la gente di colore ed ignorava le sofferenze che pativano per mano dei padroni colonialisti, mentre perorava la causa degli indiani.
 Leggiamo nei suoi stessi scritti: "Molti dei prigionieri nativi sono solo di poco differenti dagli animali e spesso si creano risse e combattimenti fra di loro."
"Ci rinchiusero in una prigione per 'Kaffir' (termine spregiativo per neri africani, usato dai mercanti di schiavi arabi a indicare i non credenti) Potevamo capire di non essere classificati come bianchi, ma essere messi allo stesso livello dei nativi mi è sembrato troppo da sopportare. I Kaffir sono di solito incivili, i condannati ancora di più. Sono fastidiosi, molto sporchi e vivono
come animali".
 E' stato ricordato come abbia affermato, ad un convegno a Bombay nel 1896, che gli Europei volevano degradare gli indiani al livello dei "selvaggi kaffir, la cui occupazione è cacciare e la cui sola ambizione è di mettere assieme un certo numero di bovini per potersi comprare una moglie, e quindi passare la propria vita nudi e indolenti".
 Inoltre sono state vagliate tutte le foto di Gandhi nel periodo sudafricano, senza trovarne neanche una dove comparisse un nero vicino a lui.






Comprò un terreno dove fondò un ashram, e dove veniva stampato il giornale ‘’Indian Opinion’’.  Qui, tutti i membri della comunità, compresi i redattori di Indian Opinion partecipavano ai lavori agricoli e erano retribuiti con lo stesso salario indipendentemente dalla nazionalità o dal colore della pelle. E’ il primo modello di ashram in cui si praticava, in un regime di vita monastico, la povertà volontaria, il lavoro manuale e la preghiera. Nel 1906 Gandhi fa voto di castità per affrancarsi dai piaceri della carne, elevare lo spirito e liberare energie per le attività umanitarie. All’epoca ha 36 anni, ma erano già molti anni che aveva iniziato i suoi "esperimenti", per esempio costringendo i ragazzi e le ragazze del suo "ashram" a fare la doccia insieme per metterli in tentazione e poi punirli personalmente se cedevano al "richiamo della natura. E’ quel che afferma la biografia scritta dal nipote stesso di Gandhi, Rajmohan.
Laddove il mondo vede un santo, Rajmohan Gandhi vede un marito crudele ed un padre sostanzialmente assente, che presta poca attenzione all'educazione scolastica dei figli e che si trascina la moglie Kasturba attraverso il continente, noncurante del desiderio di lei di un qualsiasi possesso materiale, e poi aspettandosi che lei accetti il suo cambiamento da marito amoroso a compagno platonic
o ed apparente adultero.


Nella foto scattata in Sudafrica, al centro è la segretaria di Gandhi e a dx nuovamente l'amico architetto Hermann Kallenbach


Sempre nel 1906 il governo del Transvaal vota una nuova legge, di chiaro stampo razzista, che obbliga gli indiani residenti nel Transvaal ad essere schedati. Durante una protesta all'Empire Theatre of Varieties di Johannesburg Gandhi adotta per la prima volta la sua metodologia della resistenza passiva non violenta: sfidare la legge e subire passivamente le punizioni. Il piano viene adottato e porta ad una lotta che dura sette anni. Migliaia di indiani, tra cui Gandhi, e di cinesi vengono imprigionati e frustati per aver scioperato, per essersi rifiutati di iscriversi, per aver bruciato la propria carta di registrazione o per aver resistito in maniera non-violenta. Alcuni di essi saranno persino uccisi. Le manifestazioni di protesta si intensificano quando il governo del Transvaal rende illegali i matrimoni tra non cristiani. La disobbedienza culmina nel 1913 con lo sciopero e la marcia delle donne indiane. Malgrado il successo della repressione dei manifestanti indiani da parte del governo sudafricano, l'opinione pubblica reagisce con vigore ai metodi estremamente duri applicati contro i pacifici manifestanti. Finalmente il generale Jan Christiaan Smuts viene obbligato a negoziare un compromesso con Gandhi. I matrimoni misti ridiventano legali e la tassa di tre livre (equivalente a sei mesi di salario) imposta agli indiani che vogliono diventare lavoratori liberi, viene abolita: la campagna di disobbedienza civile, durata 7 anni e costata molte vittime, può così essere interrotta. Nella pratica, la disobbedienza civile non violenta, è in realtà violentissima, per chi la pratica subendo la violenza altrui.






Tornato in India per tutto il 1915 percorre il paese in lungo e in largo, di villaggio in villaggio, per incontrare l'anima indiana e conoscerne i bisogni. Nel 1918 partecipa alla Conferenza di Delhi per il reclutamento di truppe indiane ed appoggia la proposta per aiutare i britannici nello sforzo bellico. Il suo ragionamento, rifiutato da molti, è che se si desidera la cittadinanza, la libertà e la pace nell'Impero, bisogna anche partecipare alla sua difesa.
Organizza in seguito alcune disobbedienze civili fra i contadini di diverse zone, vessati dai proprietari terrieri britannici, che hanno successo. Si incomincia a chiamarlo Bahpu, padre (della patria).
Il 18 marzo 1919 viene approvato dal governo britannico il Rowlatt Act, che estende in tempo di pace le restrizioni di libertà entrate in vigore durante la guerra. Gandhi si oppone con un movimento di disobbedienza civile che ha inizio il 6 aprile, con uno spettacolare hartal, uno sciopero generale della nazione con astensione di massa dal lavoro, accompagnato da preghiera e digiuno. Gandhi viene arrestato. Scoppiano disordini in tutta l'India, tra cui il massacro di Amritsar (13 aprile) nel Punjab, durante il quale le truppe britanniche guidate dal generale Edward H. Dyer massacrano centinaia di civili e ne feriscono a migliaia: i rapporti ufficiali parlano di 389 morti e 1000 feriti, mentre altre fonti parlano di oltre 1000 morti. Il massacro causa un trauma in tutta la nazione accrescendo la collera della popolazione. Questo genera diversi atti di violenza a seguito dei quali Gandhi, facendo autocritica, sospende la campagna di disobbedienza civile passiva.






Continua però a lavorare a favore dell’indipendenza predicando il boicottaggio delle merci inglesi e l’autarchia. Il dhoti, abito dei contadini più poveri, da lui ormai adottato, era tessuto in casa con le sue mani. Sebbene il dhoti venisse adottato come divisa dal partito del Congresso, c'è da dire che gli altri componenti lo usavano
sopra i pantaloni, completandolo con le tipiche giacche lunghe indiane. E un po' tutti si vergognavano del fatto che Gandhi circolasse ovunque mezzo nudo.







Il Mahatma Gandhi era un uomo tormentato dal sesso e dal desiderio per le donne. Lo rivela anche un nuovo libro dello storico britannico Jad Adams che descrive nei dettagli la maniacale ossessione del leader dell'indipendenza indiana per la propria vita sessuale.

Egli manifestò una personalità magnetica in presenza delle giovani donne, e fu capace di persuaderle a collaborare a peculiari esperimenti in cui dormivano e facevano il bagno assieme nudi, senza toccarsi, apparentemente per fortificare la sua castità. (Se davvero queste prove di astinenza siano sempre state un successo è il dubbio di ognuno di noi.) 
Viene anche rivelato che Gandhi iniziò un rapporto romantico con Saraladevi Chaudhurani, nipote del grande poeta Rabindranath Tagore, una rivelazione che ha suscitato molto rumore nella stampa indiana. L'autore ci dice che Gandhi, probabilmente in maniera ben poco ingenua, denominava tale rapporto "un matrimonio spirituale", "un sodalizio tra due persone di sesso opposto nel quale la relazione fisica è totalmente assente."
L'argomento non è nuovo, è già stato trattato in molti saggi ed era già stato oggetto di scandalo durante gli ultimi anni di vita dell'apostolo per la pace ucciso nel 1948. Ma è la prima volta che questo controverso aspetto del "fachiro seminudo", secondo la sprezzante definizione di Winston Churchill, è analizzato nell'intero arco della sua vita, dal matrimonio precoce a 13 anni con la quattordicenne Kasturba fino all'ultimo ritratto che lo raffigura sostenuto da due ragazze da lui definite "le stampelle della mia vecchiaia". Ne emerge un ritratto sorprendente e inedito del Mahatma che va oltre l'iconografica immagine di protettore dei diritti degli oppressi e dei più deboli. Nei suoi scritti autobiografici si ritrova in modo costante il tema della castità e della difficoltà di sopprimere l'istinto sessuale nonostante la ferrea dieta vegetariana a base di verdura non cotta e frutta secca.






Intanto, nella sua nuova casa-monastero nello stato settentrionale del Gujarat, adotta un regime di vita ancora più ascetico predicando che i rapporti sessuali non sono permessi neppure a scopo di procreazione. Jad Adams elenca anche le donne che si innamorarono di lui, a partire dalla bengalese Saraladevi Choudurani (già citata), alla missionaria danese Esther Faering e la devota Mirabehn, figlia di un ammiraglio inglese.
Nel 1936, quando la sua salute era diventata precaria a causa dei digiuni e privazioni, "adotta" due ragazze Abha e Sushila che lo assistono giorno e notte. E' lui stesso a rivelare di entrare nel bagno dove Sushila si sta lavando, ma "di tenere gli occhi chiusi". "Sorprendentemente Kasturba conosce le bizzarre abitudini del marito e le approva" scrive un quotidiano. Dopo la morte della moglie nel 1944, i test di autocontrollo diventano più radicali fino a chiedere a sua nipote adolescente, Manu, di dormire nuda insieme a lui. "Dobbiamo mettere alla prova la nostra purezza" le scrive in una lettera. E così fece insieme a lei e all'altra ragazza, Abha, fino all'ultimo giorno della sua vita.


 
Il 10 marzo 1922 viene arrestato e processato con l'accusa di sovversione. Gandhi si dichiara colpevole e chiede il massimo della pena: è condannato a sei anni di prigione. Viene liberato dopo due anni di prigionia, nel febbraio del 1924, a seguito di un'operazione di appendicite.
Durante la permanenza di Gandhi in prigione, mancando la sua personalità unificatrice, il partito del Congresso Nazionale Indiano, di cui faceva parte, si divide.











In questa foto lo vediamo con Charlie Chaplin. A sn Kasturba
Dopo altre campagne, compie un viaggio in Europa di 3 mesi. 






 
Gandhi attorniato dai Balilla


Durante questo periodo europeo, Gandhi visita anche l'Italia, arrivando a Milano l'11 dicembre per poi recarsi immediatamente a Roma. Nella capitale, dove sosta per due giorni, incontra, tra gli altri, Benito Mussolini, che approfitta della visita per cercare di impressionarlo con l'apparato militare del regime, accogliendolo con tutti gli onori assieme a molti gerarchi fascisti.
Di Mussolini Gandhi scriverà: « Alla sua presenza si viene storditi. Io non sono uno che si lascia stordire in quel modo, ma osservai che aveva sistemato le cose attorno a sé in modo che il visitatore fosse facilmente preda del terrore. I muri del corridoio attraverso il quale bisogna passare per raggiungerlo sono stracolmi di vari tipi di spade e altre armi. Anche nella sua stanza, non c'è neppure un quadro o qualcosa del genere sui muri, che sono invece coperti di armi.»
Gandhi visita poi la Cappella Sistina, dove la sua attenzione viene colpita, più che dagli affreschi di Michelangelo, dal Crocifisso dell'altare della cappella. Intorno a quel Crocifisso – che rappresenta un Gesù magrissimo, dimesso e sofferente, ben diverso dal Gesù corpulento, forte e vendicativo del Giudizio Universale – il Mahatma indugia per parecchi minuti, esclamando infine: «Non si può fare a meno di commuoversi fino alle lacrime».

 Il desiderio di Gandhi sarebbe stato incontrare Papa Pio XI. Ciò però non avvenne: secondo i rapporti fascisti, egli si sarebbe rifiutato di ricevere Gandhi perché «non adeguatamente vestito»; secondo altri in realtà le vere motivazioni sarebbero state di carattere diplomatico (perché il Pontefice non voleva attirarsi critiche dall'Inghilterra) o religiose, visto le dichiarate simpatie per il Mahatma da parte di alcuni prelati protestanti.
 Infine , bisogna ricordare , che Gandhi utilizzo' parole d'ammirazione per Mussolini ("è un superuomo"). 




Nel 42 Gandhi intensifica le sue richieste di indipendenza scrivendo il 13 aprile una risoluzione che richiede ai britannici di lasciare l'India: Quit India. Con questa il Mahatma invita alla ribellione nonviolenta totale. Vengono anche organizzate grandi manifestazioni di protesta.
Per Gandhi e per il partito del Congresso si tratta della rivolta più radicale mai intrapresa: a fronte del più grande movimento per l'indipendenza indiana di tutti i tempi gli inglesi reagiscono con arresti di massa, violenze e repressioni senza precedenti. Migliaia di indipendentisti vengono uccisi o feriti dalla polizia, centinaia di migliaia d'altri vengono arrestati
Gandhi e tutti i dirigenti del Congresso vengono arrestati a Bombay il 9 agosto 1942.
Gandhi viene detenuto per due anni . sua moglie Kasturba dopo 18 mesi di prigionia, muore per una crisi cardiaca causata da una polmonite.
Nel 1943, mentre è ancora in prigione, Gandhi digiuna per 21 giorni al fine di fare penitenza per le violenze commesse durante l'insurrezione popolare indiana. Il movimento Quit India si è rivelato disastroso.
Gandhi viene rilasciato il 6 maggio 1944 per poter essere sottoposto ad un'operazione: è gravemente ammalato di malaria e di dissenteria ed i britannici non vogliono che muoia in prigione rischiando di provocare un sollevamento popolare.









Il Regno Unito, cedendo alle pressioni del movimento anticoloniale, concede la piena indipendenza alla sua colonia nel ‘47.
Dopo l'indipendenza ci sono forti tensioni politiche tra Pakistan e India che sfociano nella guerra indo-pakistana. l 13 gennaio 1948, all'età di 78 anni, Gandhi inizia il suo ultimo digiuno a Delhi. Chiede che la violenza tra le comunità cessi
definitivamente, che il Pakistan e l'India garantiscano l'uguaglianza per i praticanti di tutte le religioni.
Quando i dirigenti di ogni comunità, gli assicurano che rinunceranno alla violenza Gandhi smette il digiuno.Verrà ucciso pochi giorni dopo, con 3 colpi di pistola, da un fanatico indù affiliato ad un gruppo estremista.






Oggi in India, considerata la più grande democrazia del mondo, la leadership del movimento in rapida crescita dei Dalit (i Paria, gli Intoccabili) considera Gandhi uno dei suoi più odiati nemici.
Gandhi era un membro della cosiddetta "casta alta". Le caste alte rappresentano una piccola minoranza in India, circa il 10-15% della popolazione, e tuttavia dominano la società indiana in una maniera molto simile a quella in cui i bianchi governavano il Sud Africa durante il periodo in cui era ufficialmente in corso l'Apartheid. I Dalit spesso usano la locuzione "Apartheid in India" quando parlano dei propri problemi.
La costituzione indiana fu scritta da uno dei principali critici ed oppositori politici di Gandhi, il Dr. Ambedkar:
con la sua laurea in legge ottenuta a Cambridge, era stato scelto dai britannici per  compiere questo lavoro. Avendo passato la sua vita a combattere la discriminazione basata sulle caste, il Dr. Ambedkar era giunto alla conclusione che l'unica maniera in cui i Dalit avrebbero potuto migliorare la propria vita era quella di avere il diritto esclusivo di votare per i propri rappresentanti, ovvero che una parte dei seggi al parlamento fosse riservata ai Dalit e che solo i Dalit potessero votare per questi seggi riservati. Secondo Gandhi invece era di vitale importanza che gli Intoccabili non fossero considerati diversi, ma facenti parte dell’induismo come gli altri. Dunque, anche se una classe depressa, non era opportuno privilegiarli.
Determinato ad impedire che ciò avvenisse fece uno sciopero della fame per cambiare questo articolo nella bozza della costituzione.


 




Dopo diverse rivolte nelle quali decine di migliaia di Dalit furono massacrati, e con un rapido aumento di tali violenze previsto nel caso in cui Gandhi fosse morto, il Dr. Ambedkar si decise, con Gandhi sul letto di morte, a rinunciare al diritto dei Dalit di eleggersi da soli i propri rappresentanti, e Gandhi pose fine al suo sciopero della fame. In seguito, sul proprio letto di morte, il Dr. Ambedkar avrebbe detto che quello era stato il più grande errore della sua vita, che se avesse potuto tornare indietro avrebbe rifiutato di rinunciare alla norma che garantiva la rappresentanza dei Dalit, pure se ciò avesse dovuto significare la morte di Gandhi.
Come la storia ci ha mostrato, la vita della stragrande maggioranza dei Dalit in India è cambiata poco dalla conquista dell'indipendenza indiana più di 50 anni fa.
I Dalit sono ancora discriminati sotto tutti gli aspetti nei 650.000 villaggi dell'India nonostante l'esistenza di leggi specifiche che mettono al bando tali comportamenti. I Dalit sono le vittime di embarghi economici, della negazione dei basilari dirtti umani come quello di avere accesso all'acqua potabile, di utilizzare strutture pubbliche, di avere accesso all'istruzione, e persino di entrare nei templi Indù.
I Dalit sentono che se avessero avuto il diritto di eleggere i propri rappresentanti sarebbero stati capaci di inziare a sfidare la dominazione delle alte caste nella società indiana ed avrebbero inziato a percorrere il lungo cammino verso la libertà. Essi danno la colpa a Gandhi ed al suo sciopero della fame intrapreso per impedire tutto ciò. Ecco spiegato nella maniera più succinta possibile, perché gli attuali leader Dalit dell'India odiano Gandhi.

E ora ritorniamo a parlare dell'amico architetto a cui ho accennato all'inizio del post:

Hermann Kallenbach.






Ciliegina sulla torta è l’ultima biografia di Gandhi: Great Soul: Mahatma Gandhi and His Struggle with India scritto dall’ex collaboratore del New York Times Joseph Lelyveld. Il libro getta luce sul complicato rapporto fra Gandhi e Hermann Kallenbach, architetto di origini ebraiche, incontrato in Sud Africa.
In quella che, per altri aspetti, è una biografia piena di rispetto e ammirazione, viene insinuato che Gandhi fosse bisessuale, tanto da lasciare la moglie per vivere con l’architetto ebraico-tedesco.
Lelyveld cita una lettera inviata da Gandhi a Kallenbach dove era scritto: ”Il tuo ritratto (l’unico) è sulla mensola, nella mia camera da letto. La mensola del camino è di fronte al letto.” Un’altra volta il Mahatma scrisse a Kallenbach una frase altrettanto ambigua: ‘hai preso completamente possesso del mio corpo. Questa è schiavitù con vendetta.”




La sessualità di Gandhi ha disturbato molti, anche fra i suoi seguaci, anche durante la sua vita. Nirmal Bose ad esempio, un gandhiano che ruppe i suoi rapporti con il Mahatma e in seguito scrisse My Days with Gandhi (i miei giorni con Gandhi), raccontò che gli esperimenti sessuali del leader indiano avevano lasciato un segno su altri che non avevano la stessa statura morale. Gandhi aveva risposto ai suoi critici, dicendo: ‘‘Se non faccio venire Manu (la sua pronipote) a letto con me, anche se ritengo che sia essenziale che lei lo faccia, non sarebbe, da parte mia, un segno di debolezza ? ‘‘ in riferimento alla succitata abitudine di dormire con ragazze nude (fra cui appunto la nipote, e peggio ancora, la moglie di un nipote), per degli abbracci notturni che dovevano mettera alla prova il suo voto di castità.
Gandhi riteneva che il sesso fosse dannoso per la salute di un individuo, e che la libertà sessuale avrebbe portato la popolazione indiana al fallimento :cfr. al riguardo http://ilblogdichiaraoscura.blogspot.it/2014/08/miti-e-leggende-leroe-non-puo-amare.html
Nei discorsi di Gandhi, così come nelle ricostruzioni storiche dei suoi agiografi, si sostiene che le donne dovevano essere considerate pari agli uomini e che il loro inserimento a pieno titolo nella società sarebbe stato fondamentale nella lotta per l’indipendenza dell’India, ma di fatto il leader spirituale indiano si comportava in modo assai diverso con loro. Ad esempio, quando era ancora un dissidente in Sud Africa e scoprì che un uomo aveva molestato due ragazze, sue seguaci, Gandhi rispose all’offesa subita tagliando personalmente i capelli delle due giovani, considerandole colpevoli in quanto non erano state capaci di “neutralizzare l’occhio del peccatore “. Gandhi stesso parlò di questo episodio nei suoi scritti, lasciando trasparire un messaggio durissimo verso il genere femminile: le donne hanno la responsabilità delle aggressioni a sfondo sessuale che subiscono.
C’è di più: Gandhi pensava che le donne violentate perdessero il loro valore in quanto esseri umani. Sosteneva infatti che i padri potevano essere giustificati nell’uccidere le figlie che avevano subito una violenza, per il bene della famiglia e l’onore della comunità.
Gandhi condusse anche una guerra contro i contraccettivi, nonostante la povertà della sua gente e l’eccessiva prolificità, definendo apertamente le donne indiane che li usavano come “prostitute”.
Verso la fine della sua vita, la Grande Anima moderò moltissimo le sue idee, ma ormai il danno era fatto, e questa eredità culturale la si può osservare ancor oggi in ogni articolo di giornale, quando si racconta che la vittima di uno stupro si è suicidata, a causa della “vergogna“.

 

In conclusione Gandhi, possiamo esserne certi, non era un santo, ma il punto è un altro: perché sentiamo sempre il bisogno di “santificare” la persona di cui vogliamo seguire l’insegnamento morale, cancellando come fossero una vergognosa macchia, tutte le sue tracce di umanità? Perchè sempre questa necessità che ci coglie, di creare dei ''miti''? Per esprimere delle buone idee, o anche dei valori, non è necessario essere perfetti.



31 agosto '14
Chiedo scusa ai lettori, ma ho dovuto tagliare dal post questa foto. La didascalia originale che si intravede mi ha insospettito. Dopo qualche ricerca mi pare di aver capito che si tratta di un evento benefico imprecisato svoltosi in Australia, dove un attore ballava travestito da Gandhi.

Peccato, era una foto simpatica, e per niente incompatibile col personaggio.




FINE

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venerdì 29 agosto 2014





GULASCH UNGHERESE


In ogni famiglia vi sono ricette, anche non tradizionali, magari anche esotiche, che una volta sperimentate, vengono adottate ed entrano definitivamente a far parte della tradizione familiare, perchè gradite a tutti. E' il caso di questa ricetta ungherese, scelta a caso in un ricettario quando ero sposina. Il gulasch è tipico di tutta l'Europa centrale e orientale, e ne esistono innumerevoli versioni. Questa è particolarmente sontuosa, come ricchezza di gusto e cremosità. Ha inoltre uno splendido colore.
Affettate sottilmente 1/2 kg di cipolle. Mettetele a rosolare con 700 gr di spezzatino di manzo in un tegame a fondo pesante a bordi alti. Per rosolare usate olio di semi, non d'oliva: questo darebbe al gulasch un sapore mediterraneo che non gli è proprio. 
Aggiungete 400 cc di brodo caldo (o acqua), salate e portate a ebollizione su fuoco medio.
Unite 4 cucchiai di concentrato di pomodoro, 4 cucchiaini di paprika, 1 cucchiaino di cumino in polvere, 2 cucchiaini di zucchero.
 Coprite e fate cuocere a fiamma bassa mescolando ogni tanto. Ci vorranno 2 h; la carne deve risultare tenera.
 Nell'ultima mezz'ora di cottura aggiungete delle patate a dadi.
* Intanto tostate in una padella antiaderente 2 cucchiai di farina. Aggiungetela al gulasch verso la fine, passandola da un colino, mentre lo mescolate. Cuocete ancora per 10' poi spegnete. 
Prima di servire amalgamate al sugo di cottura 100 cc di panna acida. Io dalle mie parti non l'ho mai vista in vendita. Un buon sostituto è il mascarpone, altrimenti potete prepararla da voi: incorporate alla panna da cucina un cucchiaio o due di succo di limone e fatela riposare per 20'.
Il sugo di cottura del gulasch è denso, abbondante e squisito. Potete quindi usarlo per condire del riso lesso di contorno o, ancor meglio, degli gnocchi.
Benchè non sia difficile da fare, è un piatto di una certa importanza, almeno in questa versione. Per cui in genere attendo di avere ospiti per prepararlo.
 Ha il pregio di poter essere fatto dal giorno prima, perchè si riscalda facilmente senza perdere nulla nel gusto. L'unica precauzione, in questo caso, è fermare la preparazione al punto segnato con l'asterisco, e procedere da lì, l'indomani, prima di servirlo. 

Consiglio di attendere l'autunno per gustarlo a pieno!








Altri piatti di carne qui:
Pollo all'aglio e limone 
Choucroute garnie all'Alsaziana

giovedì 28 agosto 2014





POLLO ARROSTO, AGLIO E LIMONE




Il vantaggio del pollo arrosto è che si inforna, si dimentica finchè suona il timer, e mentre cuoce, si fa quel che si vuole (a patto, naturalmente, di avere un'altra stanza dove stare, non vicino al forno acceso!). Per prepararlo ci vuole un attimo.
In una teglia grande mettete uno strato di patate a tocchi condite con un filo d'olio e sale. 
Sopra le patate sistemate delle cosce di pollo, diciamo sei o otto,complete di sovracosce.
Aggiungete gli spicchi di due teste d'aglio, separati ma non sbucciati (non temete che siano troppi e che vi rendano l'alito pestilenziale: l'aglio stracotto non lascia strascichi). Mettete anche due limoni tagliati in sei, profumate di rosmarino, salate e pepate.
Infornate a 200' e lasciate fino a cottura.




Non metto tempi di cottura perchè ognuno ha le sue preferenze. Comunque quando decidete che è pronto, lo sfornate, pescate gli spicchi d'aglio, li spremete e schiacciate la polpa, la mescolate col fondo di cottura, e con questa cremina condite il pollo e le patate. I pezzi di limone invece si eliminano, sostituendoli con fette di limone fresco, come guarnizione al piatto.





Altri piatti di carne qui: Goulash ungherese
                                          Involtini di verza con carne
                                           Roast beef
                                          Choucroute alsaziana  
                                           Un piatto antico
                                           Gigot de la clinique

martedì 26 agosto 2014





I SANTINI

In pochi campi il cattivo gusto regna sovrano come in quello delle immaginette religiose, i cosidetti ''santini''. Forse per questo possono costituire l'oggetto di deliziose collezioni. 
In genere son tutti belli, con le loro immagini oleografiche. Ma alcuni sono più belli degli altri (o peggio, dal punto di vista del ''gusto''), per esempio quelli con l'esibizione di pezzi anatomici. Primo fra tutti il ''Sacro Cuore'', dove Gesù mostra platealmente il proprio cuore espiantato, come vincolo d'amore a cui abbandonarsi, sintesi di fede e redenzione. Il cuore è avvolto dalle spine, che rappresentano i peccati degli uomini, ed è sormontato dalla fiamma ardente dell'amore. Gesù lo tiene in mano o lo indica al centro del petto. Raggi luminosi si dipartono da esso.





Talvolta è la Madonna ad esibirlo. Quando si tratta di quella personificazione della Madonna detta Maria Addolorata, l'organo viene rappresentato infilzato da una o sette spade in riferimento ai sette dolori che colpiscono Maria in vari punti del Vangelo.






Ambedue le raffigurazioni, di Gesù e della Madonna col cuore di fuori, non ci impressionano affatto, giacchè li abbiamo sempre visti dacchè siamo nati. Credo che ai non cattolici facciano lo stesso effetto che su di noi hanno le immagini kitsch della religione indù.


 




Altri casi di esibizione di pezzi anatomici sono le immaginette dei martiri. In genere esibiscono gli organi oggetto del martirio, e, curiosamente spesso ne portano addosso un doppione. Ecco s. Lucia che tiene in un piatto gli occhi che le hanno cavato. Peraltro lei ci appare integra, occhi compresi. 
Lo stesso dicasi per s. Agata che porta su un vassoio le mammelle che le hanno tagliato, ma mostra normali rotondità.








 




































Altri santi ci appaiono durante il martirio, con particolari agghiaccianti: chi scuoiato, chi sventrato con gli intestini arrotolati, chi evirato, e tutto, insieme ai cuori, sacre ossa, teste tagliate, mani e piedi mozzati, in un trionfo del 5° quarto con la graticola di chi fu arrostito, come adeguato complemento.



Sant'Erasmo

San Bartolomeo apostolo


santa Apollonia


 
Qui sopra Santa Apollonia vergine e martire. Fra le altre cose le furono strappati i denti. All'epoca del papa Pio VI i denti di Apollonia che circolavano in Italia come reliquie erano svariate centinaia. Il papa li fece sequestrare, mettere in un baule, e gettare nel Tevere.
Curioso il martirio di s. Sebastiano, che fu trafitto da numerosissime frecce per ordine di Diocleziano, ma non morì così infilzato. Creduto morto fu lasciato al palo, dove fu soccorso da santa Irene che, con l'aiuto degli angeli, lo assistette fino a guarigione. Una volta guarito Sebastiano pensò bene di presentarsi da Diocleziano e rimproverarlo per il suo comportamento. L'imperatore, sorpreso di vederlo ancora in vita, lo fece fustigare a morte e ne fece gettare il corpo nella Cloaca Maxima.



 Altre volte i santi sono stati usati per scopi politico-sociali. Fu il caso di san Simonino di Trento: un fanciullo trovato morto, con evidenti segni di torture e violenze, durante la Pasqua del 1475. La vicenda legata al suo nome costituisce una testimonianza delle persecuzioni subite dalle comunità ebraiche e delle accuse (false e strumentali) di "omicidio rituale". I fatti, ricostruibili attraverso gli atti del processo istruito contro la locale comunità ebraica, andarono in questo modo. Un bambino di due anni e mezzo scomparve la sera del giovedi santo e fu ritrovato cadavere la domenica di Pasqua, proprio vicino all'unica casa abitata dai quindici ebrei residenti a Trento. In un clima di diffuso antisemitismo, si fece strada prepotentemente la tesi che il bimbo era stato vittima di un "omicidio rituale" perpetrato dalla locale comunità ebraica e finalizzato alla raccolta del sangue di un bambino, da utilizzare per impastare il pane azzimo della Pasqua ebraica.





I quindici ebrei presenti a Trento (il più giovane aveva quindici anni, il più vecchio novanta), presunti omicidi, furono torturati insistentemente per mesi sino a strappar loro una confessione, e quindi messi a morte con i supplizi in uso al tempo. Solo una donna, di nome Bruna, resistette più a lungo degli altri all'interrogatorio, ma si insistette tanto che la donna morì sotto tortura, confessando proprio in punto di morte e dichiarandosi pentita; fu quindi assolta dal peccato e sepolta in terra benedetta. Fu così che un orribile delitto commesso probabilmente da un sadico pedofilo, fu completato da un'altrettanto orrenda uccisione di quindici disgraziati, allo scopo di diffondere e fomentare l'odio per le comunità ebraiche
Solamente nel 1965 la chiesa ne soppresse il culto cancellando il piccolo dall'elenco dei martiri.

Un'altra santificazione a scopo propagandistico fu quella di Maria Goretti, vittima di omicidio a seguito di un tentativo di stupro da parte di un vicino di casa nel 1902, prima di compiere 12 anni. Il fatto avvenne nella zona dell'Agro Pontino. In pochi anni la devozione per Maria Goretti si diffuse tra gli strati più umili della popolazione, in particolare quelli rurali, appartenenti allo stesso mondo in cui la piccola era cresciuta. Quando il fascismo promosse la bonifica e lo sviluppo rurale della zona fu utile al regime cavalcare l'onda della devozione popolare e portare avanti la causa di santificazione. Questa si concluse nel '56 ad opera di Pio XII.
Val la pena di ricordare come la vita dei lavoratori agricoli fosse durissima, tra analfabetismo, denutrizione e lavoro fin dall'infanzia. Dal referto autoptico di Maria Goretti risulta che fosse alta appena 1,38, fosse vistosamente sottopeso, e presentasse i sintomi di malaria in fase avanzata.








Negli anni '50 non mancava mai nei libri scolastici la storia edificante di santa Maria Goretti. Io l'avevo fra le pagine di religione del sussidiario di IV elementare. Mi ricordo di come si fossero arrampicati sugli specchi per raccontarla senza accennare mai a peccati di natura sessuale o allo stupro. C'era scritto che un tale voleva spingerla a commettere peccato, ma lei aveva preferito morire, non era chiaro cosa, come, perchè. Infine una mia compagna più sveglia ci aveva spiegato che l'uomo aveva cercato di baciarla e lei non aveva voluto. Perciò era stata uccisa, e fatta santa. Ce n'era abbastanza per diventare, da adulte, frigide e affette da vaginismo.










 Un kitsch zuccheroso, tutto azzurro e rosa, è quello tipico dell'angelo custode. Spesso è raffigurato a braccia protese alle spalle dei bimbi in pericolo, sull'orlo di un dirupo, come per consentire loro una dipartita veloce e senza preavviso, ed evitare successive sofferenze nel mondo adulto (una protezione integrale).



 















Accenno poi ad una immaginetta particolarissima, molto popolare durante il ventennio: l
a Madonna del manganello, o Madonna del Soccorso, che mai ricevette un riconoscimento ecclesiastico ufficiale. Essa rientrò in un insieme di rappresentazioni, principalmente in forma di statue e santini, diffuse negli anni trenta del XX secolo, nell'ottica dello spirito clerico-fascista voluto da settori della Chiesa cattolica e dal regime stesso. La statua della Madonna del Manganello fu realizzata da Giuseppe Malecore (1876-1967), uno scultore di Lecce specializzato - al pari del padre, Francesco, e del fratello, Aristide - nella lavorazione della cartapesta, come arredo sacro per una chiesa non parrocchiale di Monteleone, dal 1928 diventata Vibo Valentia.
La statua rappresentava una Madonna con bambino, nella tipica iconografia della Madonna del Soccorso che, mentre nella mano sinistra sorreggeva il figlio Gesù, con la destra sollevava un manganello nodoso. Ai piedi della donna si trovava un secondo bambino in piedi. La statua era realizzata in cartapesta colorata, e da questa rappresentazione furono realizzate in seguito, con metodo fotografico, alcune serie di santini.


L'immagine fu ripresa dagli organi del partito, che la elessero dapprima a "patrona degli squadristi", poi a "protettrice dei fascisti"
La preghiera sul retro dell'immagine così recitava:

« O tu santo Manganello
tu patrono saggio e austero,
più che bomba e che coltello
coi nemici sei severo.
O tu santo Manganello
Di nodosa quercia figlio
ver miracolo opri ognor,
se nell'ora del periglio
batti i vili e gli impostor.
Manganello, Manganello,
che rischiari ogni cervello,
sempre tu sarai sol quello
che il fascista adorerà.»


E tanto per finire in gloria, qualcosa di pessimo gusto che, anzichè essere la solita immaginetta, è invece una fotografia: un giovane padre Pio che si compiace di mostrare le ''stigmate'', e che tralascio di commentare.



FINE

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