venerdì 31 ottobre 2014






INVOLTINI DI VERZA CON CARNE


Visto che finalmente l'autunno accenna ad arrivare anche a Cagliari (benchè molti proseguano la stagione balneare) ecco un piatto adatto per la stagione.

 Sbollentate le foglie di una grossa verza e fatele scolare. Il cuore invece lasciatelo da parte.
Mescolate in un ciotola 900gr di macinato di maiale, 200gr di prosciutto cotto tritato, 200gr di parmigiano grattugiato, 3 cucchiaiate di pangrattato bagnato di latte, cipolla e aglio a piacere, anche secchi, prezzemolo, sale.
Tagliate a striscioline il cuore della verza e fatelo rosolare con olio aggiungendo poi un po' d'acqua e sale. Fatelo ammorbidire e poi asciugare. Unitelo al composto di carne.
Eliminate la costa dura delle foglie sbollentate. Farcitele con una polpetta del composto di carne, arrotolatele, chiudetele con spago da cucina.
Preparate un soffritto con olio, cipolla e carota tritate, e pancetta a pezzetti (dolce o affumicata a piacere). Mettetevi a cuocere gli involtini in un solo strato. 
Spruzzate di vino, fate evaporare, bagnate con acqua, aggiungete passato di pomodoro, sale, pepe, coprite e portate a cottura.
Basterà per una dozzina di persone, ovviamente se ci sono altre portate.
Casomai vi avanzasse del ripieno potete usarlo per un tortino mettendolo in pirofila unta e cuocendolo per pochi minuti coperto, nel microonde.



Altri piatti a base di carne: Un piatto antico   Roast beef  Pollo arrosto aglio e limone   Goulash ungherese
Choucroute alsaziana

Gigot de la clinique 



HOKUSAI

Questo grande artista giapponese nacque a metà del 1700, in un Giappone rigidamente feudale, chiuso agli scambi con l'estero. Lavorò per molti anni come apprendista xilografo, perciò la sua produzione giovanile seguì la tradizione, senza manifestare autonomia di tema o stile. 
 In perfetto stile classico-tradizionalista sono molte delle figure umane, in cui l'impianto unitario e compatto tende ad ''assorbire'' i particolari. In questa maniera si impone all'osservatore una vera ricerca, tipicamente orientale, per rintracciarli, come per esempio accade con questa danzatrice (la mano, il ventaglio...)



Danzatrice di shirabyoshi






Divenne in seguito molto più creativo, cosa che contribuì alla sua popolarità. Aveva anche delle trovate un po' istrioniche che fungevano da autopropaganda: andava dai disegni eseguiti con la scopa su fogli immensi, a microscopiche delicatezze eseguite su un chicco di riso, a stendere per terra un foglio di carta, tracciarvi una striscia blu, farvi camminare sopra una gallina con le zampe intrise di rosso, e intitolarlo ''Foglie d'acero su un fiume'' mandando in visibilio la folla.
Bisogna tener conto che l'ambiente artistico era molto competitivo.





Negli anni della maturità si dedicò alla natura e al paesaggio, dimostrando in questo campo una libertà e una modernità che tanto influirono sulla sua fortuna in Europa.
Entro un ventennio eseguì le famose xilografie a tema: ''Le cinquantatrè tappe della strada di Tokkaido'', gli undici ''Ponti famosi'', le ''Cascate'' , le cento ''Vedute del Fujiyama'' e altre. 

La xilografia qui sopra rappresenta una scena del dramma teatrale che racconta la storia dei quarantasette rônin. La scritta sull'ombrello dice: ''Nuova stampa-anno della tigre'', che sarebbe il 1806.
Qui sotto, dalla serie detta dei ''Grandi fiori'', la xilografia ''Peonie e farfalla''. La peonia in Cina era simbolo di ricchezza e onore. In Giappone invece alludeva al mese di luglio, mentre la farfalla indicava la grazia femminile (e due farfalle, l'amore coniugale). Le tavole di questo gruppo, così come quelle della serie ''Piccoli fiori'', hanno molte caratteristiche della tradizione cinese.



Della serie ''Piccoli fiori'', la xilografia qui sotto rappresenta un crociere fra i cardi selvatici.





Altre tratte dalla serie dei Ponti, di cui la prima raffigura un curioso ponte di barche.
































Dalla serie delle Cascate: ''La cascata di Amida''.
Il nome della cascata è quello di uno dei cinque Budda della contemplazione, perchè la sua forma ricorda l'aureola dello stesso Amida.

 Qui sotto: ''Chiaro di luna sul fiume Yodo-Gawa''. Si tratta del fiume che bagna Osaka. A destra vi è un castello e sotto le mura una ben nota ruota idraulica. La vista dall'alto è molto originale.




Nella serie delle ''Cento vedute del Fuji'' Hokusai riuscì a superare ogni limite illustrativo, e ad esprimersi a briglia sciolta. Mostrò paesaggi noti, ma con tagli inconsueti, e adottò sovente una prospettiva aerea fino ad allora sconosciuta in Estremo Oriente.


















 

 


Il paesaggio era un soggetto che i precedenti incisori avevano trascurato. Il pubblico era avezzo a figure di donne, di attori, scene domestiche o erotiche. Il paesaggio che veniva trattato dai pittori cinesi, riferimento essenziale per i nipponici, era sempre frutto di fantasia. Hokusai scoprì negli aspetti del suo paese un'ispirazione senza fine. 

Mandorli in fiore di Van Gogh
In Francia la sua opera produsse innovazioni sostanziali. Le sue xilografie, insieme a quelle di Hiroshige e Utamaro, furono fondamentali nella formazione degli impressionisti francesi, per esempio nelle stesure a piatto di Manet, Gauguin ecc.; o nei 'tagli fotografici di Degas o Toulouse Lautrec. Il tratteggio degli xilografi può aver contribuito al pennelleggiare frazionato degli impressionisti, soprattutto di Van Gogh. Anche la mania dei ventagli e dei paraventi, tutto questo fece parte del ''giapponismo'', tendenza che proseguì con Klimt, con l'Art Nouveau e oltre ancora.




Gli Iris di Hokusai servirono d'ispirazione a Gauguin per una bella scatola d'avorio scolpito, appartenente ad un collezionista privato, e di cui purtroppo non ho trovato alcuna immagine sul web. Ispirarono anche diverse opere di Van Gogh di cui una appare qui sotto.





Iris, di Van Gogh

Infine, l'opera forse più conosciuta di Hokusai, una delle Trentasei vedute del Fuji (precedenti alle ''Cento vedute''), ''L'ondata a Kanagawa''.
E' un'immagine emozionante, verosimile, ma non realistica, stilizzata fino al paradossale, ma essenzialmente Onda, l'immagine di tutte le onde.




Hokusai morì nel 1849. Complice il fatto che
nel 1854 i porti giapponesi aprirono finalmente alle navi occidentali, a meno di dieci anni dalla sua morte Hokusai era già una vera leggenda nella Francia dei grandi movimenti artistici. Si trattò di qualcosa di più di un semplice scambio culturale. Fu un vero e proprio virus che dilagò in tutta Europa sollecitando gli artisti a inedite esplorazioni. A tutt'oggi Hokusai è più conosciuto e amato nel mondo occidentale di quanto non lo sia nel suo paese.


mercoledì 29 ottobre 2014




VITA CONTADINA NEI DIPINTI DI BRUEGHEL & C.


Pieter Bruegel
Nell'Europa rurale del 1500, il borgo era costituito dalle abitazioni di una ventina di famiglie raggruppate intorno alla chiesa. Spesso questa era l'unico edificio in pietra della zona.
Le casupole erano per lo più di 2 stanze, con un piccolo orto sul retro dove si coltivava qualche verdura, si tenevano le galline ed eventualmente un maiale. La latrina era posta in fondo all'orto e veniva svuotata ogni tanto, quando il fetore diventava insopportabile.

Pieter Brueghel: Adorazione dei Magi- particolare

Se la casa non era dotata di un pozzo proprio, le donne dovevano attinger l'acqua al pozzo pubblico o al fiume. Era sempre al fiume che si portavano a lavare i panni. Queste uscite erano un'occasione per scambiare due chiacchiere.


Brueghel il giovane

Il signore del feudo non compariva mai: abitava in una grande dimora ad una certa distanza. Al suo posto si faceva vedere il balivo che arrivava ogni tanto a presiedere la corte, a comminare punizioni, a riscuotere i tributi.

Adriaen Isaak Van Ostade
La struttura portante delle case in genere era formata da coppie di assi curve appoggiate per terra, le cui cime venivano legate l'una all'altra con delle funi. Fra le due travi curve ne veniva incastrata una orizzontale. L'insieme sosteneva il peso del tetto di canne. Spesso delle tavole poggiate sulle travi orizzontali formavano un sottotetto accessibile da una scala. In esso si riponeva il fieno per l'inverno che fungeva anche da giaciglio per la famiglia. I muri erano fatti con dei graticci impastati di argilla e fango.


Qui a fianco una casa piuttosto misera, senza soppalco. 
In evidenza le travi verticali curve e quelle orizzontali che le tengono insieme. Il pavimento è in terra battuta.











I pittori sembrano voler evidenziare le condizioni di miseria, più che di povertà: gli ambienti sono trascurati, sporcizia e disordine sono evidenti.

Adriaen Van Ostade


C'era un'apertura anche nel tetto di canne, per far uscire il fumo del camino. Solo i  benestanti si potevano dotare di una canna fumaria in mattoni.



In inverno il bestiame veniva messo al riparo dentro casa, nell'unica grande stanza al pian terreno. Gli animali erano separati simbolicamente da qualche graticcio. Perchè il pavimento fosse meno freddo si ricopriva di giunchi, ma le finestre, prive di vetri, si dovevano lasciare con gli scuri aperti per far entrare la luce.








Adriaen van Ostade: macellazione del maiale

I contadini vivevano nel loro villaggio come in un microcosmo, e spesso parlavano un dialetto differente persino da quello del borgo vicino. Gestivano fra di loro i propri affari ignorando le leggi del loro paese. 
 
Jan Bruegel
C'era una gerarchia sociale, al cui vertice stavano il fabbro, il carpentiere e il mugnaio. Un posto a parte, di rispetto, spettava al parroco. 
Anche se possedevano un pezzo di terra, spesso dovevano integrare le loro entrate lavorando come salariati.


Brueghl il vecchio



Brueghel il vecchio




Brueghel il vecchio



A parte la terra il contadino poteva possedere del bestiame, utensili, semenze: tutte cose che potevano essere barattate. Dove non c'erano recinzioni, i prati erano comuni, e tutti potevano farvi pascolare il proprio bestiame. Solo pochi contadini potevano permettersi un aratro. Ancora più difficile possedere un giogo di buoi. Spesso ci si doveva arrangiare aggiogando insieme una mucca e un asino.
I bambini non restavano bambini a lungo: non appena erano in grado di camminare venivano affidati loro dei compiti: dar da mangiare alle galline o allontanare gli uccelli dalle colture gettando sassi. Se erano bravi a tirare di fionda, contribuivano a sfamare la famiglia, con qualche coniglio o cornacchia.




Brueghel il vecchio



L' infanzia non era considerata , a quei tempi, una importante stagione della vita ma solo una breve attesa prima di diventare adulti, e tali si era  considerati a partire dai nove anni. E' curioso, dunque, che Brueghel abbia dedicato questa bellissima opera ai giochi infantili.
I giochi illustrati nel dipinto comportano pochi semplici atrezzi o solo fantasia.










Per il gioco, che si chiama degli “aliossi”, si usavano gli ossicini di astragalo ricavati dalla zampa posteriore di qualche animale, per esempio maiale . Alla stessa stregua di dadi a quattro facce, ad ognuna delle quattro facce era attribuito un valore numerico (1, 3, 4, 6). Le regole del gioco ed il numero di combinazioni possibili variavano a seconda del numero di astragali che ogni giocatore lanciava.



Ci si sposava giovani, con un matrimonio combinato dai genitori. Il pragmatismo dell'ambiente rurale non prevedeva che gli sposi dovessero amarsi. In molti paesi però, si consentiva ai fidanzati di star insieme per conoscersi meglio. Essendo gli inverni molto rigidi, mandarli nel sottotetto a chiacchierare un po' da soli e scoprire se erano adatti l'uno all'altra implicava la necessità di farli coricare insieme: in un ambiente non riscaldato l'unico modo per non finire assiderati era andare a letto sotto un mucchio di coperte. Per salvaguardare l'onore restavano avvolti separatamente. 



Brueghel il giovane: Danza per un matrimonio

Brueghel il vecchio: Banchetto di nozze


Per sei giorni lavorativi alla settimana ci si spezzava la schiena lavorando, ma la domenica e gli altri giorni festivi erano sfruttati al massimo per divertirsi, almeno finchè l'Europa centrale non fu colpita dalla mazza del calvinismo. I ragazzi giocavano a calcio, alla lotta, alla guerra, al tiro con l'arco. Gli adulti passavano le serate insieme all'osteria, giocavano a carte, fumavano, si ubriacavano e si azzuffavano.
Nel dipinto qui sotto, di Adriaen van Ostade, vediamo una serata tranquilla in un'osteria, con famiglie riunite, qualcuno che suona, e una coppia che balla. 




 Un dipinto di Adriaen Brouwer ci mostra invece un gruppo di ubriachi. Alcuni di loro si stanno preparando a fumare la pipa. La donna col bambino sta per vomitare.




Nella bella stagione l'oste poteva sistemare i tavoli all'aperto. In quest'opera di Pieter Bruegel il Giovane vediamo una moglie che cerca di riportare il marito a casa.






Qui sotto, di Adriaen Brouwer, una zuffa fra giocatori di carte.

  


 Si poteva fare un po' di musica e ballare insieme. Il dipinto di Bruegel qui sotto ci mostra qualche imprecisata sagra di paese.





L'arrivo di un suonatore di cornamusa rallegra il villaggio, in un dipinto di P. Bruegel il Giovane.


Un passatempo invernale era senz'altro quello di pattinare sui fiumi ghiacciati. Qui sotto un'opera di Hendrick Avercamp.




Due opere che illustrano la stessa festa di Calendimaggio, con balli intorno al palo di Maggio o ad un albero di ontano.


P. Bruegel il Vecchio.

P. Bruegel il Giovane


Poi c'erano le celebrazioni del Natale, dell'anno nuovo, l'Epifania, feste per la mietitura, la vendemmia, vari santi. Ma la festa più attesa e più popolare era il Carnevale: si eleggevano re, regine, si scimmiottavano i nobili, ci si mascherava e si organizzavano balli e banchetti.






Nel famosissimo dipinto di P. Bruegel il Vecchio, il Combattimento fra Carnevale e Quaresima, possiamo capire, pur attraverso l'allegoria, come si svolgevano i festeggiamenti. Nella parte sinistra del dipinto vediamo il Carnevale e i suoi seguaci gaudenti, nella parte destra la Quaresima e i suoi penitenti. Il Carnevale è un contadino corpulento a cavalcioni d'una botte, che brandisce uno spiedo di carni. E' spinto da una maschera con salsicce a tracolla, circondato da pietanze succulente, persone che cucinano, alcuni personaggi mascherati, e in fondo, musicanti e spettacoli teatrali. Nella parte destra la sparuta Quaresima è armata da una pala con due aringhe. Il suo carro è trainato da un monaco e una monaca, fra i suoi seguaci vi sono delle suore appena uscite da messa, gente che lavora faticosamente, qualcuno che fa la carità ai poveri, una pescivendola col suo banchetto.

Nel basso medioevo e oltre, i contadini di tutta Europa conducevano tutti la stessa vita. Oppressi dai loro signori, minacciati da guerre, pestilenze e carestie, avevano come unica mira raggiungere l'autosufficienza della loro famiglia. Non aspiravano ad altre migliorie, quali, per esempio, una specializzazione del lavoro. Il loro atteggiamento statico e rassegnato doveva durare per oltre tre secoli e sarebbe cambiato solamente sotto la spinta del progresso tecnologico e dell'urbanizzazione.



P. Bruegel il Giovane: Paesaggio invernale con trappola per uccelli

 Nota:
 C'è una certa confusione (di cui temo d'esser rimasta vittima, nell'attribuire i dipinti) fra i pittori della dinastia Brueghel; anzittutto nella grafia del nome (Bruegel, Brueghel, Breugel, Breughel); poi nelle omonimie: Pieter il Vecchio ebbe due figli pittori, Pieter detto il Giovane e Jan. Quest'ultimo ebbe vari figli fra cui cinque pittori, il più famoso dei quali Jan detto il Giovane. Per complicare le cose, Pieter il Giovane dipinse numerosissime copie delle opere del padre, quasi uguali.

FINE