PIANO CON L'INGLESE!
Menu di un pranzo in casa Savoia (con qualche errore) |
Fino a metà degli anni '50 del secolo scorso, il francese era la lingua di moda. Se una lingua dovevi studiare, era quella; se parole straniere si intercalavano alle nostre, erano francesi, se si incontrava una parola straniera e sconosciuta, si pronunciava alla francese. Del resto era la lingua parlata a corte, quasi la nostra seconda lingua. L'inglese? Un idioma burino, senza bellezza e senza grazia.
Ludwik Lejzer Zamenhof (1859-1917) inventore dell'esperanto |
Non è la madrelingua più parlata al mondo, ma è senz'altro la più facile: poca grammatica, poche forme verbali, niente declinazioni. Unico problema: la pronuncia, in gran parte di fantasia, frequentemente estranea alla grafia, spesso variabile da persona a persona. Comunque una lingua dilagata al di là d'ogni frontiera, tanto da imbastardire le altre lingue con la sua invadenza. Secondo alcune teorie, si pensa che la causa di questo fenomeno sia da ricercare nel carattere degli stessi inglesi, talmente pieni di sè da rifiutarsi di imparare altre lingue che non siano la loro, e da diffonderla con insistenza ovunque.
Sta di fatto che al giorno d'oggi il francese è decisamente demodé, e tutte le parole straniere facenti parte della nostra lingua hanno cambiato suono: si devono leggere all'inglese, se si vuole sembrare all'avanguardia anzichè persone stantie.
Per prima cosa tutti fanno arretrare automaticamente l'accento delle parole verso la prima sillaba, storpiando le parole francesi, notoriamente sempre accentate sull'ultima. Io che sono amante del francese, trovo per esempio estremamente irritante che gli amici storpino i nomi dei miei gatti (francesi, ça va sans dire): il mio gattone da 20kg, Obelix, viene chiamato oscenamente Òbelix invece che Obelìx; la gattina Isabelle (dal titolo di una canzone di Aznavour) è diventata Ìsabel. Perchè?
Da poco, in un caffè di gran moda ho chiesto un macaron (pronunciandolo ovviamente alla francese). La spocchiosa cameriera ha ripetuto: "Un màcaron?" Mi sono impuntata anch'io, e ho ripetuto indispettita:"Sì, un macaròn!".
Màcaron è brutto almeno quanto i "profìterol" di Antonella Clerici accentati sulla i al posto dei profiteroles (pr. "profiteròl").
Quando andavo al lavoro gli informatori scientifici, detti anche rappresentanti di medicinali, arrivavano tutti fighi, eleganti e con l'aria professorale, infilando quante più parole di inglese potevano (e fin qui va bene, non sono una purista dell'italiano), ma anche parlando di "dèpliant" e "rèclam" anzichè "depliàn" e "reclàam" (per semplificare ho scritto direttamente la pronuncia).
Ai bambini non si dà più il "biberòn", ma l'orrido "bìberon"; persino il francese bon-bon che a casa si familiarizzava per i bambini in bobò, adesso si chiama bòbo.
Cito infine il complicato caso del tessuto 'gabardine'. In francese si pronuncia "gabardìn". Qualcuno che credeva di saper parlare bene il francese ma, evidentemente, non sapeva come la parola fosse scritta, decise che si doveva pronunciare "gabardèn", e questo fu il primo errore. Poi arrivò l'anglofilo che ovviamente fece arretrare l'accento, e tutti presero a chiamarlo "gàbarden". C'è solo da ringraziare che sia un tessuto costoso e quindi non frequentissimo, perchè sentirlo chiamare così mi fa venire l'orticaria.
A parte questo triste tramonto del francese, si anglicizza pure la pronuncia del latino: junior adesso si pronuncia "giunior", plus si pronuncia "plas", summit è diventato "sammit", e soprattutto i media sono diventati "midia".
Poi, per essere più realisti del re, due parole inglesi presenti da sempre nell'italiano, cracker e flash (che si pronunciano più o meno come sono scritte) sono per tutti "kreker" e "flesh".
Ora, mi rendo conto che è fin troppo facile sbagliare la pronuncia delle parole di una lingua non nostra, ma modificarle per seguire una moda o per sembrare più fighi la trovo una vera mancanza di rispetto. Rendere sdrucciole tutte le parole fa evidentemente sentire la gente come se tornasse ora ora da un importante master negli Stati Uniti, o qualcosa di simile. Fatevene una ragione: l'inglese forse è la lingua del domani, e purtuttavia non tutte le parole ne fanno parte!
FINE
Post scriptum: Da poco ho nominato una marca di abbigliamento sportivo davanti a mio nipote (Nike), e l'ho pronunciata così come è scritta. E' seguita una risata: 'Zia, guarda che si pronuncia "naik"!' Gli ho dovuto rispondere "Sei ignorante! E' una parola greca" "Ma è una marca americana!" "No, è una parola greca, usata proprio come parola greca, per il suo significato in greco! Vuol dire 'vittoria', è per questo che dà il nome alla marca di abbigliamento sportivo!"
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