domenica 18 dicembre 2016





UN CANTO DI NATALE
(A CHRISTMAS CAROL)


 A Christmas Carol, scritto da Charles Dickens nel 1843, in poco più di due mesi, per essere pubblicato in tempo per le feste natalizie (una strenna diremmo oggi).



 Fa parte di una serie di cinque racconti dedicati al Natale che l’autore pubblicò fino al 1848 e che, sotto l’apparenza di favola edificante, descrivono uno dei temi più cari all’autore inglese, quasi un nervo scoperto: la vita dei ceti sociali economicamente svantaggiati (i ‘poveri’ si sarebbe detto in tempi di no politically correct) e la denuncia vibrante delle situazioni di sopruso e pregiudizio. 


 
In questo Dickens è coerente con se stesso e aggiunge una tessera a quel gigantesco mosaico letterario che sarà il suo carattere distintivo. Il racconto della Londra tetra e austera, la Londra fredda della miseria, della disuguaglianza, dell’ingiustizia, è centrale nel Canto di Natale e l’arido Ebenezer Scrooge, con la sua leggendaria e antonomastica grettezza morale, ne è l’alfiere ineguagliabile.


















Moltissimi sono gli illustratori che hanno dato vita a Il Canto di Natale. Il mio preferito è Roberto Innocenti che nel 1990 si immerge nella Londra di Dickens e ne succhia l’anima, quasi con un’istintiva lettura ‘politica’ del testo.


 



 Le vie fredde e cupe appaiono in tutto come la proiezione di uno stato d’animo scostante, il ritratto di una dolorosa miseria sociale e personale. I mattoni dei muri della città sono neri e opachi di nebbia e carbone. Nelle strade costipate, su per le scale buie, nei vicoli abitati da un sottoproletariato cencioso, degradato, inquietante, i fantasmi del Natale passato, presente e futuro mostrano a Ebenezer Scrooge la desolazione della sua vita e gli indicano la via per un possibile, diverso, esito.
(liberamente tratto dal blog 'Principi e Princìpi').






FINE

Per approfondire i problemi dei lavoratori del passato: