UN CANTO DI NATALE
(A CHRISTMAS CAROL)
A Christmas Carol, scritto da Charles Dickens nel
1843, in poco più di due mesi, per essere pubblicato in tempo per le
feste natalizie (una strenna diremmo oggi).
Fa parte di una serie di
cinque racconti dedicati al Natale che l’autore pubblicò fino al 1848 e
che, sotto l’apparenza di favola edificante, descrivono uno dei temi più
cari all’autore inglese, quasi un nervo scoperto: la vita dei ceti
sociali economicamente svantaggiati (i ‘poveri’ si sarebbe detto
in tempi di no politically correct) e la denuncia vibrante delle
situazioni di sopruso e pregiudizio.
In questo Dickens è coerente con se
stesso e aggiunge una tessera a quel gigantesco mosaico letterario che
sarà il suo carattere distintivo. Il racconto della Londra tetra e
austera, la Londra fredda della miseria, della disuguaglianza,
dell’ingiustizia, è centrale nel Canto di Natale e l’arido Ebenezer
Scrooge, con la sua leggendaria e antonomastica grettezza morale, ne è
l’alfiere ineguagliabile.
Moltissimi sono gli illustratori che
hanno dato vita a Il Canto di Natale. Il mio preferito è Roberto
Innocenti che nel 1990 si immerge nella Londra di Dickens e ne succhia
l’anima, quasi con un’istintiva lettura ‘politica’ del testo.
Le vie fredde e cupe appaiono in tutto
come la proiezione di uno stato d’animo scostante, il ritratto di una
dolorosa miseria sociale e personale. I mattoni dei muri della città
sono neri e opachi di nebbia e carbone. Nelle strade costipate, su per
le scale buie, nei vicoli abitati da un sottoproletariato cencioso,
degradato, inquietante, i fantasmi del Natale passato, presente e futuro
mostrano a Ebenezer Scrooge la desolazione della sua vita e gli
indicano la via per un possibile, diverso, esito.
(liberamente tratto dal blog 'Principi e Princìpi').
FINE
(liberamente tratto dal blog 'Principi e Princìpi').
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Per approfondire i problemi dei lavoratori del passato:
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