AMOR SACRO E AMOR PROFANO
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Famosissima opera di Tiziano, giovane venticinquenne, datata circa 1514, fu per un
paio di secoli oggetto di discussione per le diverse interpretazioni di quella
che pareva una misteriosa allegoria. Il nome con cui è maggiormente conosciuta
non aiutava granchè. In realtà questo titolo le fu attribuito circa un secolo
dopo la sua creazione, quando fu acquistata da Scipione Borghese (oggi si trova appunto esposta alla Galleria Borghese).
Si tratta di un dipinto a olio su tela misurante 118 × 279 cm. Solo in tempi recenti si è scoperto chi fosse il
committente: Niccolò Aurelio, Gran Cancelliere di Venezia; e l'occasione per la
quale il quadro fu commissionato furono le nozze del medesimo con Laura
Bagarotto. Il matrimonio avvenne dopo che l'Aurelio aveva fatto condannare a
morte per alto tradimento il padre di lei, Bertuccio Bagarotto. Forse dunque
l'opera ebbe un doppio significato: di dono nuziale e di pacificazione fra gli
sposi.
Al centro del dipinto vi è una vasca di marmo (un
sarcofago, in realtà, simbolo di morte che allude forse alla condanna del
Bagarotto) che porta scolpito sul lato lo stemma dello sposo, e alcune scene mitologiche: il ratto di Proserpina, e Venere che si punge un piede mentre soccorre Adone aggredito da Marte.
Sul bordo della
vasca è posato un bacile d'argento che ha lo stemma del casato della sposa
sbalzato sul fondo.
L'intero dipinto appare come un buon augurio per le
nozze: le due giovani donne, col viso molto simile, sembrano rappresentare il
matrimonio stesso, mentre l'acqua che colma la vasca è un'allegoria della vita.
A sinistra la donna abbigliata da sposa, vicino a lei il bacile, in genere
parte del corredo, che veniva usato in occasione del parto: si tratta della
moglie mostrata nella sua sfera pubblica, di decoro, obblighi sociali,
fertilità.
A destra la donna seminuda (e peraltro castissima) che potrebbe
anche raffigurare Venere patrocinante le nozze: simboleggia la sessualità e
l'amore nella sua sfera privata. Fra le due figure vi è Cupido, che insieme a
Venere fa da conciliatore fra gli sposi, che giungono al matrimonio dopo la
triste vicenda della morte del suocero/padre.
Due coniglietti, nello sfondo a
sinistra, sono un augurio di fertilità.
Alcuni critici hanno ipotizzato che il Tiziano si sia ispirato per lo sfondo
al paesaggio della Val Lapisina, presso Serravalle, per alcuni anni residenza
del pittore: così il castello di sinistra corrisponderebbe alla torre di San
Floriano e lo specchio d'acqua al lago Morto.
Secondo certe fonti la donna che raffigura Venere era Angela del Moro,
detta Zanfetta, cortigiana dell'epoca, di nobili origini; era molto
colta ed amica di uomini di lettere quali il Bembo e l'Aretino. Fece spesso da
modella a Tiziano e a numerosi altri artisti. Questo spiegherebbe la somiglianza fra i visi delle donne da lui raffigurate.
Qui sopra: Donna allo specchio
A fianco: Vanità
Sotto: Flora
Come sempre la cratteristica di Tiziano (cresciuto
a Venezia e formatosi presso il Giorgione) è la ricchezza cromatica dove il
colore viene steso per rappresentare la forma. Eppure la splendida luminosità
della pelle, la pienezza e la tenerezza della carne nel nudo femminile sono
resi non con una varietà di colori, ma con contrasti di chiaro e scuro sfumati,
e pochissime tinte, quando non una sola. Altrettanto bella, come sempre, la resa
dei drappeggi di stoffa.
Meno corretto appare il disegno (cosa che infatti
Michelangelo gli rimproverava). Ma davanti a questi cromatismi il disegno perde
inevitabilmente di importanza.
Nel caso specifico si potrebbe osservare come la
fanciulla vestita appaia in una posizione innaturale: difficile dire dove sia
seduta e come possa rimanervi. Ma tanto è affascinante la luce che permea la
figura che questo fatto passa inosservato ai più.
La figura seminuda è armoniosissima: il suo lato
sinistro è costituito da un'unica geniale fluidissima linea, dall'ascella alla
caviglia (Tiziano ha soppresso il piede destro, nascondendolo fra i drappeggi),
ma purtroppo termina con un piede mal disegnato e non rifinito. E' altrettanto
infelice il disegno della mano destra poggiata sulla vasca.
Ma cosa contano gli errori anatomici davanti a
questo colore così pienamente ''veneziano''?
Post scriptum: non c'entra molto, ma a casa c'è una grande riproduzione ad olio di questo dipinto, che apparteneva a trisnonno (e ho avuto la fortuna di ereditare). Raffigura solo la parte destra: Cupido e Venere. L'ho sempre conosciuta a casa dei nonni, relegata in un andito buio vicino alla cucina, probabilmente perchè considerata scandalosa. E, santa ingenuità degli innocenti, da piccola credevo che raffigurasse la Madonna che si accingeva a fare il bagno a Gesù Bambino. Lui immergeva la mano nell'acqua per controllarne la temperatura...
FINE
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