mercoledì 15 luglio 2015






DORMIRE INSIEME : GIOIE E DOLORI



Marito e moglie in genere dormono insieme. Ma non dappertutto, e non da sempre.
Nei secoli passati, solo fra gli strati più bassi della popolazione marito e moglie dormivano nello stesso letto (magari anche col resto della famiglia), ma fra i nobili e fra la borghesia l'uso più frequente era avere camere separate. 



Se la casa era molto piccola si preferivano due anguste stanzette piuttosto che una più grande ma in comune. Era invece frequente che i figli dello stesso sesso dormissero insieme in un solo letto.



Tra il '600 e l'800 la sistemazione ideale per i padroni di casa era quella di avere due camere separate da un salottino, e con questo comunicanti, in maniera che il marito potesse raggiungere la stanza della moglie senza dover uscire nel corridoio, dove poteva incontrare domestici o parenti, facendo sapere a tutti cosa stava succedendo. Ho parlato di marito che raggiungeva la moglie: non accadeva mai il contrario. Nessuna moglie onesta e virtuosa avrebbe mai manifestato il suo appettito sessuale (posto che, con l'educazione ricevuta, fosse in condizioni di provarne).
Dopo essersi intrattenuto presso la moglie, il padrone di casa levava il disturbo e tornava nel proprio letto a dormire.

Camera da letto di Giuseppina Bonaparte

Letto di Napoleone

Tanto più si saliva nella scala sociale, tanto più le cose si facevano difficili: nei grandi palazzi poteva avvenire che i coniugi abitassero in ali separate. C'erano gli appartamenti della signora e quelli del signore, roba da far passare la fantasia strada facendo.
Nelle case reali le cose sono rimaste simili ancora oggi. Per esempio, nella monarchia inglese i primi ad avere una camera matrimoniale sono stati William e Kate. Nè Elisabetta con Filippo, nè Carlo con Diana hanno mai avuto una camera comune dove dormire insieme.
Negli acquarelli di Carl Larsson, che descrivono una casa e una famiglia felici e un matrimonio affettuoso e affiatato, la ''Casa del sole'' ci viene mostrata di stanza in stanza in ogni amato particolare. Scopriamo così che, nella Svezia dell'ultimo '800, Carl ha la sua stanza, che si apre sulla camera delle bambine.
 
Il pittore si intravede oltre il letto, mentre si rade.

 Ed è con le bambine che dorme la moglie Karin (il suo letto è il primo che si intravede sulla destra, separato dal resto della stanza grazie ad una tenda a strisce) sistemazione che peraltro non impedì alla coppia di avere sette figli.


Napoleone, nei primi tempi del suo matrimonio con Maria Luisa d'Austria, si vantava con gli amici di dormire insieme a lei. Era una maniera di spiegare quanto ne fosse soddisfatto sessualmente.
Questa era un'abitudine relativamente diffusa nei paesi mediterranei, ma non a nord (salvo, come già detto, fra i ceti più poveri) e denotava una differenza di approccio verso il sesso molto marcata. Più si scendeva nella scala sociale, o di latitudine, più i piaceri carnali venivano considerati naturali. Più si saliva e più imperavano il perbenismo e la pruderie. Se nel '700 la mentalità era stata abbastanza liberale, nell'800 la regina Vittoria influenzò usi e costumi a livello mondiale. Anche trovar piacere nell'ambito del matrimonio era da condannare come comportamento lussurioso.
All'inizio del '900 le cose per la classe media cambiarono. I grandi palazzi furono ristrutturati, divisi in appartamenti, e venduti o affittati. Gli spazi abitativi si ridussero e divenne normale per i coniugi condividere la camera da letto. Il lettone da allora è sempre stato fonte di soddisfazioni e/o fastidi. Probabilmente si deve ad esso la definizione terribile e imbarazzante che Guy de Maupassant diede del matrimonio: ''Di giorno cattivi umori, di notte cattivi odori''.


Tuttavia è oggi il simbolo dell'amore (coniugale) e frequentemente anche un luogo di riappacificazione dopo i conflitti di coppia. Si dice comunemente che dormire isieme sia più intimo che fare l'amore, e forse è vero. Ma molte coppie vorrebbero dormire separate. Avendo spazio a disposizione, questo è talvolta possibile ma, qualora si prendesse questa decisione (magari per non avere il sonno disturbato dal russare dell'altro) bisogna tenere conto di alcuni problemi psicologici che potrebbero sorgere. Chi opta per questa scelta spesso pensa che sarà seducente, e anche romantico, presentarsi nella camera del coniuge per chiedergli/le di fare l'amore. In realtà la situazione può farsi difficile: ricevere un rifiuto è un'eventualità possibile e piuttosto denarcisizzante. Quando si dorme insieme è probabile che si collezionino ugualmente dei rifiuti, ma questi sono più soft. Per esempio, uno dei due allunga il piede fino a toccare l'altro, tanto per saggiare il terreno. L'altro, anzichè girarsi sorridendo verso il proprietario del piede, si limita a scostare il suo. E' pur sempre un rifiuto, ma l'orgoglio è salvo: si tratta solo di avergli urtato il piede, magari per sbaglio... Ugualmente se si allunga una mano, o si fa una carezza, e l'altro non reagisce: il messaggio è chiaro, ma non umiliante. 
Altro è prepararsi, bussare, presentarsi in tenuta sexy, e sentirsi dire: 'No, stanotte no, ho sonno...'' e dover ritornare nella propria camera con la coda fra le gambe. La volta dopo si avrà il timore di ripetere l'esperienza. Ecco perchè, con le camere separate i rapporti sessuali tendono a diradarsi.
Insomma, non v'è dubbio che si dorma meglio da soli, ma si rischia l'armonia di coppia.

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