mercoledì 28 gennaio 2015




LE SETTE CITTA' DI CIBOLA



La ''Cerca'' di Cibola nacque intorno al 1150, quando gli Arabi conquistarono la città di Merida in Extremadura, in Spagna. La leggenda racconta piuttosto esplicitamente che i sette vescovi della città, per non cadere in mani infedeli, organizzarono una carovana trasportante oro e oggetti preziosi e da Merida raggiunsero il mare, probabilmente la costa atlantica del Portogallo.
 Da qui partirono verso Occidente, a bordo di alcune navi, portando con sé le ricchezze e i cittadini di Merida che non vollero arrendersi. Quando tre secoli e mezzo dopo Colombo aprì la via per le Americhe, il ricordo di quella fuga era ancora chiaro nella memoria collettiva spagnola e fin dall'arrivo nei Caraibi fu inviata una spedizione per trovare le sette colonie cristiane che si dice i vescovi fondarono: oltre alla celebre Cibola, anche Aira, Anhuib, Ansalli, Ansesseli, Ansodi, Ansolli e Con.

 

 Queste sette città si dice furono edificate con l'oro ad Antilia, isola delle ricchezze e della beatitudine da molti confusa con Cuba. Fu qui che iniziarono le ricerche. Da qui si passò alla Florida. Pánfilo de Narváez fu nominato Governatore della Florida dal viceré spagnolo Antonio de Mendoza, ma si trattava di una nomina solo di facciata, in quanto la Florida ai tempi era una terra paludosa e popolata da Nativi ostili. Questa spedizione fallì miseramente: delle cinque navi iniziali due naufragarono causando la morte di tutto l'equipaggio e dei settecento uomini rimanenti del contingente, metà disertarono appena dopo lo sbarco.


   I superstiti, accertato che non vi era tracca di città d'oro in Florida, puntarono verso il Golfo del Messico attraverso zattere improvvisate che naufragarono anch'esse. Stupidamente, invece di puntare verso la vicina Cuba, decisero di percorrere le paludi dell'Alabama e i deserti del Texas... Alla fine di una marcia delirante quasi decennale, degna solo della follia dei Conquistadores, si salvarono in quattro: Álvar Núñez Cabeza de Vaca, Alonso del Castillo Maldonado, Andrés Dorantes de Carranza e uno schiavo berbero di nome Estebanico, conosciuto in Italia come Stefano il Nero.



 Quest'ultimo è la figura più incredibile di questa vicenda, un personaggio degno di un romanzo: si trattava infatti di uno schiavo berbero originario del Marocco comprato dal un nobile spagnolo Andrés Dorantes de Carranza e divenutone poi amico, al punto da portarlo in America come collaboratore e guardaspalla. Carranza infatti era un uomo colto e amante dell'arte e accanto alla brama di ricchezza aveva il desiderio di scoprire nuove terre e civiltà. Perciò insegnò tutto quello che poteva al fido Estebanico, che ricambiò il favore salvando la vita all'amico-padrone in più di una circostanza. Fu grazie all'arte della sopravvivenza dell'ex-schiavo berbero se i quattro di cui sopra poterono raggiungere, in otto assurdi anni, la regione della Nuova Spagna in Messico.

 Alvaro Cabeza de Vaca, che di professione era medico e naturalista, descrisse il tremendo viaggio attraverso il sud dei futuri Stati Uniti in un libro intitolato "Naufragio", che fece molto scalpore sia in Europa che nel Nuovo Mondo.   





 













I quattro uomini infatti, non potendo saccheggiare o depredare, furono obbligati a instaurare relazioni amichevoli con i Nativi: e da queste relazioni diplomatiche appresero che effettivamente, a ovest del Colorado, esisteva un luogo lastricato d'oro e costruito da una popolazione indigena strana e non affine agli indigeni.
 La notizia di questo resoconto giunse alle orecchie della corte imperiale e il Governatore della Nuova Galizia messicana, Francisco Vázquez de Coronado, fu incaricato nel 1539 di inviare una spedizione alla ricerca di queste fantomatiche città di Cibola.



 




Preliminarmente Coronado, che aveva fama di essere un duro, freddo e spietato, inviò proprio l'uomo che più di tutti era stato il protagonista della fallita spedizione di dieci anni prima, Estebanico; assieme a lui mandò un frate francescano apprezzato e seguito, Marcos de Niza (Marco di Nizza), che aveva partecipato alla conquista del Perù con Francisco Pizarro e che dopo il libro di Cabeza de Vaca era stato mandato dal vicerè Mendoza alla ricerca solitaria di Cibola dalle parti dell'attuale Arizona, nei territori dei villaggi popolati dai Nativi Zuni e Hopi.

Marcos de Niza aveva trovato anch'egli tracce di Cibola nei racconti, perciò non ci fu coppia migliore per svelare questo mistero.



 Tuttavia fu il frate a tornare, un anno più tardi, solo. Raccontò di essere stato effettivamente a Cibola con Estebanico, ma che questo era stato ucciso dai Nativi ostili: non aveva potuto entrare in città, ma l'aveva osservata dall'alto, in quanto anche la sua vita era stata messa in pericolo. Disse che Cibola si trovava a cinque leghe dal mare e dalla collina su cui si era appostato era possibile vedere, verso ovest, l'Oceano Pacifico. Si trattava di una città reale, una città in cui tutto era coperto d'oro: i tetti, le scale dei palazzi, fino alla pavimentazione delle strade. Ovunque c'era ricchezza e opulenza.
 
Consapevole dell'importanza di questi resoconti, pur lacunosi, il Vicerè convinse Coronado a partire egli stesso per una spedizione di conquista. Il Governatore organizzò una missione militare in piena regola: 335 soldati spagnoli, 1300 nativi, quattro frati francescani tra cui Marcos de Niza e un imprecisato numero di schiavi di colore lasciò il Messico per dirigersi verso il Deserto di Sonora. 



Questo esercito entrò nel territorio degli attuali Stati Uniti nella zona sotto il controllo dei Nativi Apache, in Arizona.
 Raggiunta l'area popolata dagli Hopi, nei pressi del fiume Colorado, e vedendone i poveri villaggi fatti di fango e paglia, i soldati ebbero un moto di rivolta.


 Nella foto a fianco: un villaggio Hopi del nostro tempo, di poco mutato rispetto al 1500.















 L'incontro con gli sciamani Hopi scioccò non poco i conquistadores di Coronado, che li ritenettero fantasmi. Tuttavia nemmeno gli Hopi possedevano oro o altri preziosi.
La sensazione che le cose non stessero come le aveva raccontate il frate Marco de Niza era generalizzata e si tentò persino di ucciderlo, minacciando la diserzione se de Niza non fosse stato punito per la sua incompetenza. Coronado non poteva certo far giustiziare un uomo tanto importante e lo rimandò in Messico, sia pure con infamia. Tuttavia per quanto bugiardo e forse assassino, Marcos de Niza aveva descritto Cibola come a poca distanza dall'Oceano Pacifico: non si comprende perché un capitano in teoria determinato ed esperto come Coronado sia andato a Est e non a Ovest come invece suggeritogli dal racconto del frate. Fatto sta che la spedizione incrociò a Oriente verso il Rio Grande, cioè verso gli attuali stati di Nuovo Messico, Texas, Oklahoma e Kansas e che alla fine Coronado si sia impantanato in una guerra di conquista di territori poveri e desolati, ricchi solo di erba e bisonti. Non servirono a nulla la violenza, i massacri, le torture che i suoi soldati inflissero alle popolazioni indigene: se una cosa non esiste, non può essere confessata.

La mappa mostra chiaramente l'assurdo viaggio di Coronado. Da notare che, stando alle descrizioni, Cibola dovrebbe essere situata a venti km dall'Oceano Pacifico!



Nel 1542 Coronado fu richiamato in Messico. Il suo esercito si era frammentato in una miriade di guarnigioni, decimato da fame, malattie, imboscate e una guerriglia continua, perché era impensabile mantenere in quei territori desertici un manipolo di soldati tanto grande da non poter essere sfamato dalle risorse naturali. Il mancato ritrovamento di Cibola lo fece andare su un'altra città miticamente ricca, Quivera, nei territori degli indiani Pueblo: ma anche in questo caso le leggende non ebbero riscontri. Così Coronado, in totale miseria, tornò alla sua poltrona di Governatore in Messico, ma era un uomo distrutto nel morale e nella reputazione. Con lui e con il fallimento della spedizione si spensero per un po' le luci su Cibola e le altre sei favolose città, mentre la "nuova" Quivera fu cercata a lungo fino agli albori del XVII Secolo.
Che pensare oggi di queste mitiche città d'oro? Sinceramente, il racconto del frate Marco de Niza appare lacunoso e senza la controtestimonianza di Estebanico risulta non attendibile. Del resto, a quanto pare nessuno ha cercato per davvero Cibola fino a tempi recenti, ma certo la sua vicinanza all'oceano (cinque leghe spagnole erano corrispondenti a 21 km) avrebbe attirato l'attenzione di qualcuno, se fosse stata ricoperta d'oro… Se mai Estebanico e Marcos de Niza sono andati a Cibola, questa deve essere forzatamente nell'area a ovest della Baja California, in un territorio messicano poco urbanizzato e cartografato.
Fonte: http://www.satorws.com/sette-citta-cibola.htm
 Carl Barks disegnò per Walt Disney una bellissima storia sulle sette città di Cibola, di cui allego qualche tavola.




lunedì 19 gennaio 2015






L' "ALTRA"
O FENOMENOLOGIA DEL TRADIMENTO

Igor Morski

 Il buon marito e padre di famiglia convive in pace con la sua doppiezza. Come può? Ci riesce perchè l' "Altra" è quella che non esiste. Non esiste nelle feste comandate, non esiste durante le ferie, non esiste quando lui deve andare al supermercato, quando fa la fila in banca; non esiste perchè è sempre ultima, se avanza tempo, dopo commissioni e impegni familiari.

René Magritte

Compare solo quando la casa, la famiglia, il lavoro non chiedono niente. Allora può apparire, prendersi qualche spazio, può amare ed essere un po' amata.
Il marito fedifrago ha così l'impressione di non portar via niente alla moglie, e di tenere le cose su due piani ben distinti.

 
René Magritte



L' "Altra" deve essere ciò che il suo personaggio comporta: deve rappresentare il divertimento, l'erotismo, la distrazione e la leggerezza: insomma, ciò che consente all'uomo di ritemprarsi dopo i doveri che accompagnano gli affetti familiari.

 
Michael Cheval
E' allora che l' "Altra" attraversa il suo momento di gloria: "Se non ci fossi tu a rasserenarmi, se non ci fossi tu a realizzare i miei sogni erotici, se non ci fossi tu..."
Terminata la pausa, lui torna a casa ritemprato e di ottimo umore. 

Igor & Marina

 Per qualche tempo compirà serenamente il suo dovere di buon marito e padre, tranquillamente rientrerà nei ranghi della cucina dai sapori familiari, nell'ordine mai mutato dell'armadio, con i calzini sopra e le mutande sotto, nel rassicurante ''missionario'' notturno, senza richieste di prestazioni esotiche, bellissime ma un po'stressanti. La figura dell' "Altra" arretra e sfuma nel buio esterno, mentre la famiglia si stringe attorno al focolare.




Monica Fagan

Finchè dopo un po' ricomincia il desiderio di evadere. 

Quanto dura la relazione? Anche per sempre, se non ci si fa scoprire, e se l' "Altra" fa il suo mestiere senza sbavature e senza invasioni di campo. Perciò deve essere intelligente, comprendere bene il suo ruolo, e accettarlo in partenza: mai intromettersi nell'armonia familiare, nè diventare una minaccia per l'ordine costituito.
L' "Altra" non è impegnativa, con lei non ci sono gli obblighi del quotidiano, nè decisioni da prendere, nè responsabilità. La maggior parte delle volte è più giovane e più bella della moglie, oppure fa sesso meglio di lei; ascolta l'uomo con interesse, lo lusinga, lo coccola, lo fa sentire affascinante e bravo a letto.
Rappresenta una novità, anche se la storia data da molto (qualunque cosa non rientri nel quotidiano può suonare come novità), e come ogni novità suscita maggiore entusiasmo.
Rimanendo separata dalla normale routine familiare, l'amante incarna la libertà dai doveri istituzionali, prende le distanze dall'ufficialità che trasforma tutto in obblighi, dettagli, mansioni.

René Magritte

 Nella vita normale si viene visti da tutti, si rende conto a tutti. Ma con l'amante ci si rinchiude in un giardino cintato, dove si è solo in due: è un luogo appartato, segreto. Ma non è questa segretezza che dà sapore alla relazione, il sapore del proibito: il giardino cintato ha solo il compito di proteggere gli amanti dal mondo esterno, dagli altri. Se la relazione diventasse manifesta, pubblica, tutto cambierebbe: diventerebbe matrimonio. Invece nel loro cerchio magico gli amanti costruiscono il loro mondo erotico, e lo rappresentano come preferiscono.

 
Michael Cheval
Ma se la moglie dovesse scoprire qualcosa, o se l' "Altra" accampasse pretese, allora non ci sarebbe storia: diventata improvvisamente scomoda e pericolosa, l' "Altra" verrebbe prontamente eliminata, e viva la famiglia! 

Igor & Marina


sabato 17 gennaio 2015




IL DOLCE DI FIOCCA






Questo splendido dolce al cucchiaio lo preparava sempre mia nonna in occasione del compleanno di papà, e ce lo mandava a casa. La sua stampa da budino era evidentemente troppo piccola perchè ne toccasse più di un assaggio a testa. La squisitezza del dolce restava quindi come una sorta di rimpianto, di desiderio mai soddisfatto, di sogno appena intravisto. 
Nonna morì senza lasciare la ricetta, cosicchè il dolce di fiocca entrò nel mito.
Rimane misteriosa la sua origine. Con la parola ''fiocca''
in Piemonte si intende la panna montata, mentre in Toscana si fa riferimento agli albumi montati a neve, ed è in effetti il caso di questo dolce; in ambedue i casi si tratta di composti bianchi, leggeri, montati e fioccosi come la neve (in italiano arcaico: fiocca=fiocco di neve, Zingarelli). Il dolce più simile che si può trovare nei ricettari, è l'île flottante della cucina classica francese. Pare che a casa di nonna l'avessero portata delle amiche dopo una vacanza in Svizzera: una versione più golosa dell'île flottante, con un nome italianizzato? Mah...
Comunque, dopo che ho imparato a cucinare, faticosamente ho ricostruito la ricetta con successo, ed è uguale a quella di nonna. C'è effettivamente un limite nel formato: se si fa più grande non cuoce bene all'interno; meglio dunque prepararne due o tre. E' stato così che che ho potuto finalmente mangiarne a volontà!
Queste dosi riempiranno uno stampo per cinque golosi. Moltiplicatele per farne più di uno.
Separate i tuorli e gli albumi di 4 uova.
Montate a neve ferma i 4 albumi. 
Senza smettere di montare aggiungete poco per volta 150gr di zucchero semolato e aroma di vaniglia. 
Tagliuzzate un pezzo di cioccolato fondente. Tagliate a cubetti dei canditi (due cucchiai di cioccolato e due cucchiai di canditi andranno bene, ma il dolce risulterà ugualmente buono anche se lo farete meno ricco).
Unite cioccolato e canditi alla fiocca.
Caramellate uno stampo da budini col buco centrale e versateci dentro il composto. 
Cuocete in forno a bagnomaria per mezz'ora o 3/4 d'ora (uno stecchino infilato dentro deve uscirne asciutto).
Sfornatelo e lasciatelo riposare qualche minuto, poi staccate il dolce dallo stampo con la punta di un coltellino. 
Infine capovolgetelo su un piatto da portata a bordi alti. 
Preparate uno zabaione con i tuorli avanzati:
Montate in una ciotola i 4 tuorli con 4 cucchiaiate di zucchero (meglio se userete una frusta elettrica) finchè saranno bianchi e spumosi. 
Poggiate la ciotola su un bagnomaria e, senza smettere di montare, aggiungete 8 cucchiai di marsala secco. 
Continuate a lavorare il composto finchè sarà bello gonfio, ma evitate che il bagnomaria bolla.
Versate lo zabaione nel piatto, intorno e al centro del dolce.
Infine guarnitelo con i canditi: l'aspetto deve essere barocco e peccaminoso.


N. b.: Esiste un dolce tradizionale piemontese che si chiama ''la fiocca'', non richiede cottura ed è affatto diverso.
FINE
Qui trovate altri dolci:

tortini caldi di cioccolato, centro liquido  
 Cioccolata seicentesca
 Torta Sacher
Dolci di Natale 
  Pampepato  
  ''Tramonto a Marrakech'' 
  ''Cinderella''  
  I dolci dei Re Magi
Dolci di Natale 2° parte 
Torta della Foresta Nera

mercoledì 14 gennaio 2015



NUOVI SGARBI



Una volta noi donne ci potevamo offendere se un uomo non si alzava quando entravamo in una stanza. Ora ci metterebbe in imbarazzo se lo facesse, soprattutto se intendessimo muoverci liberamente (nel senso di entrare e uscire varie volte). Vi è invece una vasta categoria di scortesie che prima erano inesistenti. Per esempio, i neocafoni del cellulare oggi proliferano. 
Sono quelli che (per dirne una), mentre chiacchieri con loro, ad un certo punto hanno gli occhi che diventano vitrei, cessano di ascoltarti. Tu senti di essere diventato improvvisamente invisibile, oppure di essere un pesce che apre e chiude la bocca senza emettere suoni. Ti domandi che succede, l'ego si rimpicciolisce sensibilmente, un attimo prima ti pareva di dire cose intelligenti, un attimo dopo ti senti un cretino. A che si deve la subitanea denarcisizzazione? Al fatto che il tuo interlocutore (interlocutrice) ha sentito qualcosa che tu non hai colto: un suono sommesso, una vibrazione, gli avvisi di Whatsapp, c'è insomma qualcuno potenzialmente più interessante di te che ha risvegliato la sua curiosità. Dovrai attendere che lui abbia soddisfatto le sue priorità. Quando ti degnerà nuovamente della sua attenzione, non illuderti di poter ripartire da dove ti eri bloccato: lui aveva già interrotto il collegamento con te due o tre frasi prima di quel che ti era parso. Se avrai voglia di continuare a chiacchierare col neocafone del cellulare, dovrai sopportare altre interruzioni dello stesso tenore, che costelleranno l'intera conversazione. Il rimedio è uno solo: troncare.



Oppure ti potrà capitare di uscire con un uomo che ti piace, che magari ti porterà a cena fuori. Può succedere che si comporti in modo galante, che ti apra la portiera della macchina, che sappia stare a tavola compostamente. Ma poi squilla il cellulare: ahimè, non l'aveva spento! I casi sono due: se è un signore chiuderà velocemente la conversazione spiegando che è in compagnia, dopodichè spegnerà il telefono. Oppure hai davanti un neocafone del cellulare: allora risponderà tranquillamente, parlerà, ascolterà, riderà a battute che tu non senti, e ti farà sentire assolutamente insignificante. Il resto della serata lo passerai sapendo che ogni argomento toccato dalla conversazione potrà essere interrotto a tradimento sul più bello da qualcuno/a che è un tuo nemico a tutti gli effetti. Conviene evitare di lasciar correre, e parlare subito chiaro: se ha dei vecchi genitori che potrebbero aver bisogno di comunicare con lui, allora è un conto: può lasciare acceso il cellulare. Ma quando esce con te, non ti lascerà a guardare nel vuoto mentre chiacchiera con amici. Bisogna ricordarsi che chi si fa mettere i piedi in testa una volta, finirà per ritrovarseli sempre lì.
Siccome se son rose magari fioriranno, potrebbe capitare che la sera stessa, o un'altra prossima ventura, ti ritrovi a divertirti con lui a letto. Qui occorre un po' di intuito: se ci sono sempre ''gli anziani genitori che potrebbero aver bisogno di lui'', il cellulare farà il suo ingresso in camera da letto. 

Ma osserva il suo comportamento qualora malauguratamente suonasse: se schizza fuori dal letto e osserva il monitor anche al semplice suonare di un messaggio, o se avendo guardato di chi è la chiamata risponde, e apparirà subito evidente, anche dalle sue mezze frasi volutamente insignificanti, che non si tratta nè di mammà nè di papà, allora non c'è nessun vecchio genitore, bensì un'altra donna che alla mancata risposta si sarebbe insospettita. Ovviamente qui deciderai tu come comportarti, ma si sa: esser prese in giro non ci piace.

 FINE

Altri post di costume li trovate qui:

sabato 10 gennaio 2015



DOPO LE FESTE

La nostra famiglia numerosa curava il Natale in ogni particolare, sia a beneficio di noi bambini, sia perchè papà in questo assomogliava a Luca Cupiello, di Eduardiana memoria.
Il nostro presepio, bellissimo, si arricchiva ogni anno di nuovi personaggi, che venivano preparati durante l'estate, di nuove montagne di sughero, di nuove accuratissime casette.
Quando ero ancora molto piccola, e il presepio era più modesto (negli anni successivi fu necessario almeno un paio di giorni per allestirlo), avveniva una specie di miracolo notturno due giorni prima di Natale: noi bambini ci alzavamo una mattina, e scoprivamo incantati, che il salotto aveva cambiato aspetto. C'erano addobbi alle pareti, sul tavolo, sui vetri delle finestre, e poi l'albero con le palle di vetro in un angolo, e il presepio nella libreria: una festa prima delle feste.
Quando ho avuto una casa mia, ero già diventata un'adulta cinica e dissacratrice. Tuttavia, i primi anni, ho addobbato anch'io la mia casa per Natale: anche se non c'erano bambini, c'erano però amici che venivano a cena e ammiravano le mie guarnizioni in stile vittoriano, come andava tanto di moda in quegli anni. Il presepio, per comodità, fu poi ridotto ad uno ''scoglio'', cioè una montagna di carta-roccia e sughero, con statuine di taglia piccola, a tutto tondo, cioè non da appoggiare contro un muro di fondo. Insomma, una montagna che, a varie altezze e da tutti i lati, conteneva ogni cosa, dalla grotta alle case, e tutti i personaggi. Come ulteriore semplificazione avevo incollato tutte le statuine, fuorchè i Re Magi (che dovevano viaggiare un pochino ogni giorno fino ad arrivare alla grotta il giorno dell'Epifania). Più facile di così non poteva diventare: semplificare ulteriormente, man mano che negli anni mi disamoravo del Natale, significò semplicemente eliminarlo. Ovviamente insieme alle varie ghirlande e all'albero (che tanto ogni anno si trasformava in Parco Giochi dei miei Pelosi).
Oggidì, il mio Natale non mi complica la vita nel periodo post festivo. Dopo l'Epifania sento le mie amiche lamentarsi perchè devono smontare gli addobbi, incombenza noiosa e malinconica. Per curiosi meccanismi mnemonici, la demolizione del Natale sembra arrivare con una scadenza più frequente del suo allestimento: si prepara il Natale con un certo entusiasmo, ma lo si disfa dicendo: sembra ieri che ho dovuto riporre tutte queste cianfrusaglie... Io invece in questi giorni, con aria serafica, dico: ho già messo via tutto...dove il ''tutto'' di cui parlo si riduce ad un'unica cosa. Perchè...ebbene sì, una cosa la metto ancora, per festeggiare il Natale: una corona a fianco alla porta d'ingresso, fuori nel pianerottolo. Come mai? Mi vergogno un po', ma è per non sfigurare davanti ai dirimpettai. Loro, puntualissimi espongono fuori della porta un addobbo natalizio l'8 dicembre, come da tradizione. E, da brave persone efficienti e ordinate, la mattina del 7 gennaio hanno già fatto sparire tutto. Io invece la appendo in ritardo, e in ritardo la ritiro. Spero non pensino di me che sono una sciattona...


Alla fine, una fruttiera con qualche bacca rossa basta per dare quella certa atmosfera invernale. Non occorre sprecarsi troppo, lasciatemelo dire.



Altri articoli sul Natale:

 Dolci di Natale
I dolci dei Re Magi 
Pampepato 
Dopo le feste 
Cena di Capodanno 
Sopravvissuti al Natale 
Krampus: i diavoli natalizi

martedì 6 gennaio 2015




FREAKS


Nel 1932 il regista Tod Browning girò per la MGM un film che fece scandalo, e segnò la fine della sua carriera: ''Freaks''. La vicenda era ambientata in un circo itinerante, in cui la maggior parte degli artisti erano dei mostri, dei fenomeni da baraccone, dei ''freaks'', appunto. Si trattava di deformazioni vere, non di trucchi cinematografici. Il pubblico accolse male la pellicola; ci furono spettatori che si sentirono male durante la proiezione; la MGM, e poi la censura, imposero dei tagli sostanziosi, soprattutto delle scene finali (molto violente), e circa 30' della pellicola furono eliminati e, pare, perduti definitivamente.
Il film narra le vicende quotidiane e sentimentali della troupe di un circo: la bella trapezista Cleopatra, d'accordo con il forzuto Hercules, finge di innamorarsi del nano Hans, fidanzato con l'altrettanto minuscola Frieda. 

 
Hans e Frieda, nel film sono fidanzati. Nella realtà erano i fratelli Earles, affetti da acondroplasia, di professione artisti di circo
 Lo scopo è sposare Hans e ucciderlo, per appropriarsi dell'eredità di cui è da poco venuto in possesso.

 
Cleopatra, qui in compagnia del Mezzo Uomo, l'attore Johnny Eck. Il suo corpo terminava col torace e un abbozzo di pelvi. Quando si ritirò dal mondo del circo si dedicò alla pittura dei murales e al modellismo. Visse fino al '91.

Una scena del film

 
I ''pinheads'' del film, un gruppo di microcefali. Il più famoso è quello alla destra di Madame Tetrallini: Schlitzie, che era un uomo, anche se nel film è doppiato da una voce femminile. Era sempre vestito da donna, per sbrigare più facilmente i suoi bisogni. Affetto da ritardo mentale sapeva tuttavia cantare e ballare, e visse fino a tarda età.













 Cleopatra ed Hercules vengono smascherati dagli altri freaks, molto uniti fra loro da una sorta di fratellanza nella deformità, e sono puniti in modo orribile.
La morale del film è trasparente: senza sentimentalismi ci mostra gli amori e le gelosie, i tradimenti, l'avidità, la crudeltà e la violenza del microcosmo di un circo, in cui alla fine i veri cattivi sono i ''normali'', Cleopatra e Hercules.


Un momento del film, in cui la donna barbuta, regolarmente sposata, ha partorito un bimbo. L'attrice Olga Roderick (che era effettivamente una donna barbuta che lavorava nei circhi) rimase talmente turbata dalle polemiche che accompagnarono la proiezione del film, da rinnegare pubblicamente produzione e pellicola.
Frances Belle O'Connor interpretava  Venere (di Milo). Lavorò per varie compagnie circensi, non si sposò mai, e morì a 70 anni dimenticata da tutti.


Le famose gemelle siamesi Violet e Daisy Hilton, qui ritratte bambine. Condividevano la circolazione sanguigna, ma nessun organo. Erano fuse tramite il bacino. Sfruttate dalla madre adottiva, e poi dalla figlia di lei, solo nel 1931 trovarono il coraggio di ribellarsi e denunciare i loro manager, ottenendo la libertà.
Violet e Daisy in una scena di ''Freaks'': Violet viene baciata dall'innamorato, e si vede Daisy provare un contemporaneo momento d'estasi.
Le deformazioni di questi freaks sono al limite dell'umano, ma il senso dell'orrido nel film è mitigato da una sorta di amorevolezza, con cui i personaggi vengono trattati. Ciononostante il confronto dello spettatore con i freaks è scioccante, per taluni intollerabile (il New York Times  definì il film ''inadatto ad essere mostrato''). 

Prince Randian fu portato alla ribalta da Barnum nel 1889 nei Freak Shows, dove mostrava la sua destrezza nello scrivere, dipingere, farsi la barba, rollare sigarette, il tutto senza avere nè braccia nè gambe. Si spostava da solo, muovendo fianchi e spalle come un serpente. In una memorabile scena del film si accende da solo la sigaretta.


 
Prince Randian era molto colto, parlava inglese, tedesco, francese e hindi, sua lingua nativa. Sposò una donna indiana che gli rimase vicino per tutta la carriera circense, e in seguito si stabilì con lui nel New Jersey. Ebbero quattro figli.
 
Koo.Koo, la famosa donna uccello, che nel film interpreta se stessa. Si chiamava in realtà Minnie Woolsey. Era stata prelevata da piccola da un istituto di igiene mentale e iniziò una carriera di performer nei circhi. La sua rara malattia comportava un ritardo mentale, gravi problemi di vista, e una progressiva deformazione del corpo, fino a farle assumere le sembianze di un uccello.
Per chi invece è in grado di apprezzare questo splendido cult movie, apparirà l'arcana bellezza, il torbido erotismo, la poesia e l'orrore innocente che percorrono l'intero film. Dove le persone ''normali'' sono responsabili della loro immoralità, i ''mostri'' sono incolpevoli della loro natura fisica. Questo almeno fino al terribile ribaltamento finale: in una notte di pioggia, strisciando nel fango, i freaks consumano la loro vendetta: fanno a pezzi la bella Cleopatra (e questa parte è stata abbondantemente tagliata), trasformandola in un orribile fenomeno da baraccone da sfruttare nel circo, e uccidono Hercules (nella parte tagliata del film viene invece evirato).




In Inghilterra il film fu vietato per 30 anni, fino al 1964. Fu proibito anche nella Germania Nazista, e nell'Italia di Mussolini. Dopo polemiche, censure, tagli, fu finalmente acclamato al festival di Cannes negli anni '60. Di fatto, in Italia fu doppiato solo all'inizio degli anni '70, e in Irlanda rimase vietato fino al 1999 (!!).
Il film, che consiglio vivamente, spinge a molte riflessioni. 
Le persone dall'aspetto anomalo sono sempre esistite; in molte culture sono ancora considerate come sacre, o come una specie di tramite tra il mondo terreno e quello soprannaturale, e di conseguenza rispettate. 

La sacra famiglia pelosa di Burma generò bambini pelosi per tre generazioni.

Ma il più delle volte la gente trova le anomalie contemporaneamente repellenti e affascinanti. Poi sembra che si sia particolarmente attratti dall'eccezionale: l'uomo più alto del mondo, il più piccolo, il più magro, il più grasso, il più veloce, come è dimostrato dal fatto che il Guinnes dei Primati sia uno dei maggiori best sellers di sempre.
I fenomeni da baraccone fanno leva sul fascino istintivo, animale, che l'orrido suscita in noi. Il disgusto si accompagna spesso ad una sorta di godimento crudele (tipo il popolo romano che godeva a guardare gli schiavi dilaniati dalle belve).
Il momento d'oro in cui questi fenomeni venivano esibiti nei circhi e nelle fiere è ovviamente passato, ma nell'800 erano spettacoli di grandissimo successo. Si poteva divenire ricchi esibendo i mostri, come dimostrano gli imprenditori Barnum, Bayley e tanti altri.
Quello che può sembrare (e talvolta lo era) un crudele sfruttamento delle altrui disgrazie, era in realtà per i freaks stessi, oltre che per chi li scritturava, una maniera di mantenersi decorosamente, o spesso agiatamente, e di mantenere anche una famiglia. Anzi, a proposito di famiglia, chi viveva in questi circhi, a stretto contatto con altri ''mostri'', aveva una vita lavorativa e sociale, soddisfazioni economiche e umane, spesso si sposava (con altri freaks, o con persone normali) e aveva dei figli. 


Lavonda, la mezza donna, si esibiva per il circo Sparks. Era priva di corpo dalla vita in giù, ma aveva due gambe, più o meno. Qui è ritratta col marito, il clown Alva Evans.
La coppia Tomaini: lui era alto 2,41 m. Lei terminava poco sotto la vita. Erano sposati, con una figlia.

Landon Middlecoff, il gigante del Kentucky, si esibiva nei circhi assistito dalla moglie.



Oggi l'esibizione di queste persone, nel mondo occidentale sarebbe considerata assurda e immorale; in realtà è più crudele che i freaks odierni (ancorchè più rari, grazie a prevenzione, diagnosi prenatale ecc.) vengano tenuti in famiglia, più o meno isolati, o ancor peggio, a seconda della gravità e dell'orrore che possono suscitare, in appositi istituti.
La vita di queste persone è in genere molto difficile. Anzittutto attirano molto l'attenzione; talvolta non sono autosufficienti; spesso muoiono giovani, e le deformità visibili sono in genere solo una parte della loro sindrome patologica, che provoca loro ben più grandi sofferenze. Sta di fatto che il loro aspetto rimane a tutt'oggi un tabù sociale.
 Termino con una chicca: il caso di Myrtle Corbin (foto sotto). Era nata in Texas e aveva due corpi separati dalla vita in giù. Si sposò ed ebbe cinque figli, tre di loro erano nati da un corpo e due dall'altro. Si esibiva nel circo Barnum & Bailey.

FINE 


Altri post di costume:
I privilegi degli uomini