giovedì 26 marzo 2015




LA FATA VERDE



L'assenzio, ossia il liquore tratto dall'artemisia absinthium, è conosciuto fin dai tempi dell'antico Egitto, ma il suo successo più grande arrivò nella seconda metà dell'800. Non solo fu una bevanda di gran moda, ma fu investita di significati particolari, come bevanda che aiutasse gli artisti a creare, ad avere visioni e fantasie splendide. 

Paul Verlaine, 1892

Fu molto amato dai poeti 'maledetti', dagli artisti della 'scapigliatura' e dagli Impressionisti. Raffigurato in innumerevoli dipinti, spesso con bevitori dallo sguardo perso nel vuoto, fu associato all'idea di una specie di droga. 

Albert Maignan, 1895

 I prezzi erano contenuti rispetto ad altri distillati come cognac o whisky, e divennero concorrenziali anche rispetto al vino. Questo spiega perchè ad un certo punto fu oggetto di una vera e propria guerra. 



La diffusione in Francia cominciò quando fu dato ai soldati francesi di stanza in Algeria, col consiglio di aggiungerne un po' all'acqua da bere per evitare malaria e dissenterie. Quando i soldati rientrarono in patria in tutta la Francia si diffuse l'abitudine di berlo secondo il ben noto rituale: diluizione con acqua ghiacciata (da 3 a 5 volte) lasciata gocciolare attraverso un pezzo di zucchero poggiato per comodità su un cucchiaio forato posto di traverso sul bicchiere. 




La bevanda ottenuta ha un aspetto lattescente, dovuto alla sospensione degli oli essenziali non solubili, e un colore che va dal bianco giallino al verde pallido, sino anche a sfumature di verde più intenso, a seconda delle varie erbe aromatiche aggiunte all'artemisia, e alla quantità di clorofilla. Questa colorazione, unita alla fama ingiustificata di droga con poteri allucinogeni e creativi, diede all'assenzio il suggestivo nome di ''Fata (o Musa) verde''.

Viktor Oliva, 1901













La diffusione della bevanda fu tanta e tale che si cominciò a considerarla la principale responsabile della piaga dell'alcolismo. Il prezzo divenne molto basso perchè fu oggetto di adulterazioni, anche molto pericolose. Nelle qualità più economiche e scadenti il colore verde era ottenuto con l'aggiunta di verderame, che ovviamente dava luogo a fenomeni tossici a carico di reni, fegato e sistema nervoso. Era anche presente il metanolo, ugualmente tossico.


















Si diffusero tramite la stampa, notizie di crimini violenti commessi sotto l'influenza diretta dell'assenzio. In realtà erano crimini commessi da persone francamente ubriache, cioè sotto l'influsso dell'alcol e non dell'assenzio in sè. 








E in quegli anni il consumo di superalcolici era elevatissimo in Francia, a causa della carenza di vino, causata dalla fillossera, con conseguente aumento del prezzo. Fatto sta che, in un curioso connubio, le associazioni di produttori di vino e quelle contro il consumo di alcol furono unite nella lotta contro l'assenzio, indicato come un pericolo sociale.







Il dipinto di Edgard Degas, del 1876 riassunse la mentalità popolare che vedeva i bevitori "dipendenti" di assenzio come istupiditi e mentalmente offuscati.




Emile Zola descrisse le loro gravi intossicazioni nel suo romanzo L'Assommoir.

Van Gogh che beve assenzio, ritratto da Toulouse-Lautrec

La bevitrice d'assenzio di Picasso


 Infine, nel 1915 l'assenzio venne ritirato dal commercio in molti paesi e la sua produzione vietata.







I principali produttori di assenzio (Ricard, Pernod..) che fino ad allora avevano tenuto alto il livello del loro liquore, rispetto ad altre marche meno serie e più economiche, prontamente si convertirono in produttori di pastis, liquore a base d'anice a altri aromi, privo di artemisia e anche del colore verde, che avrebbe ricordato troppo il famigerato assenzio. Fu così che nelle abuitudini dei francesi, il posto dell'assenzio fu occupato dal pastis, anch'esso da diluire con l'acqua gelata.
Dal 1998 la legge è stata più volte modificata fino all'abrogazione. Oggi in Francia, e più in generale in Europa, si può di nuovo produrre l'assenzio, benchè in molti casi si tratti di liquori addomesticati che non assomigliano alla ricetta originale. 



Il vero assenzio deve avere certe caratteristiche:
-Deve essere un distillato e non un semplice macerato (le piante aromatiche si fanno macerare nell'alcol e poi si deve distillare il tutto)
-La gradazione deve essere tra i 45° e i 75°
-Deve contenere artemisia absinthium e anice verde (non anice stellato) più altri aromi a scelta.
In genere gli altri aromi sono scelti a piacere ed in quantità variabili tra genepì, melissa, finocchio, artemisia pontica, menta, angelica, camomilla, coriandolo, issopo, scorza d'arancio e limone, cannella, liquirizia, salvia, lavanda.
L'olio essenziale dell'assenzio contiene il tujone, considerato fino a qualche tempo fa, responsabile delle allucinazioni e dei disturbi mentali che la leggenda attribuiva all'assenzio. In realtà si è visto che il tujone, è contenuto in quantità irrisorie rispetto a quelle potenzialmente tossiche, e che la stessa insignificante concentrazione era contenuta anche nell'assenzio di fine '800, a conferma che tutti i danni attribuiti all'assenzio erano legati semplicemente all'alcolismo (fatta eccezione per le adulterazioni). Fra l'altro il tujone essendo estremamente volatile, evapora in gran parte dalle foglie fatte seccare prima della macerazione. Un'altra parte si perde tagliando la ''testa'' del distillato. 
E' curioso notare che il tanto demonizzato tujone è normalmente contenuto nel Vermouth, nel liquore Genepì e nella salvia officinalis presente nei nostri giardini, cucine e vasetti in balcone, nonchè fra gli eccipienti del noto Vicks Vaporub. 





La pianta dell'artemisia absinthium è diffusa abbondantemente in tutte le zone temperate dell'emisfero boreale. Io scrivo da Cagliari; se volessi fare un bel raccolto di assenzio potrei per esempio fare una passeggiata verso la Sella del Diavolo, per dire un posto a caso. Vi segnalo che wikipedia cita Sardegna e Sicilia come uniche regioni italiane dove l'assenzio non cresce (??).

La ricetta della prima apparizione della mitica Fata Verde è più o meno questa:
Si mettono a macerare per un minimo di 12 ore, in 1 litro d'alcool a 85°, le seguenti piante medicinali secche: Artemisia absinthium (assenzio maggiore o romano) 25 g. - Anice 50 g. - Semi di finocchio 50 g. più piccole porzioni di ginepro, noce moscata, veronica, anice, succo limone, angelica.
All'estratto ottenuto si aggiungono 0,5 litri d'acqua, la soluzione si pone in un distillatore. Il processo di distillazione va interrotto quando si è ottenuto 1 litro di distillato. Si prelevano 0,4 litri del distillato e si aggiungono: Assenzio absinthium 10 g. - Issopo 10 g. - Succo limone 5 g.
L'estratto ottenuto si scalda a moderata temperatura e si filtra, al filtrato si aggiungono i restanti 0,6 litri di distillato.

Il litro circa d'assenzio finale va diluito con acqua fino a raggiungere una gradazione alcolica pari a 75°.
Non ho provato la ricetta, mi limito a riportarla per completezza e non me ne assumo alcuna responsabilità. 







 FINE

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