venerdì 22 agosto 2014




O TEMPORA, O MORES


Colette Rosselli fu una scrittrice e pittrice molto in auge negli anni '40-'60. Dopo aver dispensato, sotto lo pseudonimo di ''Donna Letizia'', consigli di vita sul giornale ''Grazia'', pubblicò un libro che ebbe un grandissimo successo. Era ''Il saper vivere di Donna Letizia'', fondamentalmente un galateo, la cui prima edizione uscì del 1960 per i tipi di Mondadori. Da allora ad oggi è passato mezzo secolo, ma quel che scrisse la Rosselli pareva fuori dal tempo già 15-20 anni dopo. Forse fu il Sessantotto a rendere improvvisamente tutto così démodé (alla faccia di chi continua a considerarlo un totale fallimento che nulla ha cambiato).




 

Vi sono capitoli che sono francamente surreali: 
Modo di rivolgersi.
Ai principi di sangue reale, ai granduchi regnanti....spetta il titolo di Altezza Reale...
Ai Principi Sovrani (vedi Ranieri e Grace di Monaco) spetta il titolo di Altezza Serenissima. Ammessi alla loro presenza, ci si rivolge a lui dicendo ''Monsignore'', a lei ''Vostra Grazia''.
Alle Altezze Reali si parla alla terza persona. Nelle presentazioni, le signore fanno la riverenza, gli uomini l'inchino......Di Principi oggi se ne incontrano un po' dappertutto: ai ricevimenti, nei luoghi di villeggiatura e di cura, sui transatlantici ecc.....il buon gusto vuole che si osservi nei loro confronti un contegno deferente e corretto....
In ogni capitolo si nomina una profusione di titoli nobiliari, e soprattutto un elenco infinito di servitù: cameriera, cuoca, maggiordomo, e, parlando di bambini, la balia (...deve essere vestita da capo a piedi a spese della padrona; va attentamente sorvegliata e diretta...), la governante diplomata, o nurse (...possiede un corredo personale che comprende grembiuli e uniformi per casa e per fuori...non prende i pasti con le persone di servizio, ma in camera sua o con i padroni di casa....non le si da del tu...), l'istitutrice (...buone maniere...non parli dialetto...vestire in tinta unita...a tavola verrà servita dopo gli adulti, ma prima dei bambini..).



 Alternate a questi consigli obsoleti, vi sono delle vere perle che mi piacerebbe vedere applicate ancora oggi: ...Il bambino va chiamato in salotto soltanto se la persona in visita chiede di vederlo. Avrà le mani pulite e i capelli ravviati. Se è una bambina farà la riverenza, se è un bambino chinerà la testa sulla mano che la signora gli porge, accennando a un baciamano corretto...Al primo cenno si ritirerà, dopo aver ripetuto i saluti.


 
 

Questa faccenda della riverenza l'ho conosciuta bene anch'io: eravamo tenute a farla alla maestra delle elementari quando entravamo in classe.
I bambini al di sotto dei 10-12 anni, non dovrebbero cenare con i grandi la sera. Se ciò non è possibile, a cena finita non si tratterranno a lungo in salotto: al primo cenno dei genitori si ritireranno senza capricci.




Parimenti un ragazzo o una ragazza al di sotto dei diciasette anni non dovrebbe essere ammesso a tavola se ci sono invitati di riguardo.
Ma la perla più bella è questa:  Dei maestri si parla sempre con rispetto dinnanzi ai ragazzi....Se un insegnante, o il Preside... esprime un giudizio negativo circa le attitudini di un allievo, i genitori che lo ascoltano non si mostreranno offesi nè indispettiti. Potranno poi tranquillamente discuterne fra loro, e si spera che il buonsenso debba prevalere sull'orgoglio genitoriale: i giudizi degli insegnanti sono quasi sempre esatti....





Norme particolareggiate per l'abbigliamento della servitù, ma riporto solo quello della cameriera, perchè è l'unico che ho conosciuto, visto che avere la domestica era cosa comunissima quando ero bambina: ...la mattina un abito chiaro unito e un grembiule bianco...per servire a tavola un abito nero, blu o grigio. Il grembiulino può essere bianco di mussola, o nero, di taffettà. La cresta inamidata... Questa veramente, mammà la faceva mettere solo se c'erano ospiti. 




 
Taccio del maggiordomo in nero, del cameriere in giacca rigata, dell'autista in livrea (che ripete eventualmente i colori della famiglia) e altre amenità.
Interessanti i consigli pratici dedicati alla (sfigatissima) signora che vuole invitare degli amici a cena, pur possedendo una sola cameriera. 
Come si vestono il vero signore e la vera signora? Lui ...non mette bretelle se non ha il gilet...cravatte intonate ai calzini, che debbono essere lunghi...anche se ha gambe lunghe e ben fatte lasci ai ''vitelloni'' l'uso dei blues-jeans...rifiuta i tessuti vistosi...Se è freddoloso indossa la canottiera, magari a mezza manica, ma i mutandoni alla caviglia, mai. I mutandoni sono uno squallido addio alle armi, la mortificante bandiera bianca della resa...
Lei...sa che sexappeal e buon gusto sono due vocaboli inconciliabili: sacrificherà naturalmente il primo per il secondo....la vera signora non serve la Moda, chiede piuttosto alla moda di servire lei...Rinunci alla stola di visone, se per comprarsi questo capo dovrà poi rinunciare per molto tempo ad accessori di prima qualità. Sono gli accessori, guanti, borsetta, scarpe, profumo, che denunciano prima di tutto l'eleganza della vera signora....Il cappello è indispensabile a una colazione elegante, a un tè, a un cocktail e quando ci si reca in visita per la prima volta. Oltrepassata la quarantina una signora veramente elegante non dovrebbe mai farne a meno.

 
Una vera signora, Angela Landsbury, ovviamente col cappello, sa come rivolgersi ad un regnante, come vestirsi per l'occasione, e in aprile di quest'anno è divenuta Dama della Regina

 
Molte pagine sono naturalmente dedicate al matrimonio. Al riguardo le usanze sono mutate meno che in altri campi. Segnalo solo questo: la festa di addio al celibato può avvenire come si preferisce, il fidanzato invita amici e amiche; l'unica donna che rigorosamente dovrà essere assente sarà la fidanzata. Per la festa di addio al nubilato, la fidanzata inviterà le amiche. L'unico uomo che potrà esser presente sarà il fidanzato, e nessun'altro (!).

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