sabato 30 agosto 2014




 MAHATMA GANDHI:

GLI SCHELETRI NELL'ARMADIO








Mohandas Ghandi nacque in India, nel 1869.
Proveniva da una buona casta, infatti il padre era un politico locale. A 13 anni fece un matrimonio combinato con la quattordicenne Kasturba. Compì gli studi giuridici e si laureò in legge in Inghilterra.
Durante il primo periodo matrimoniale nacquero i suoi tormenti di natura personale. Mentre assisteva il padre ammalato, vedendolo assopito si assentò per fare l’amore con la moglie. Al ritorno, trovò il genitore deceduto. Questo fatto gli avrebbe causato un trauma incancellabile e un rapporto contrastato con il sesso.





 Dal matrimonio con Kasturba ebbe quattro figli maschi.
Giovane avvocato, andò a lavorare in Sudafrica. Venne sloggiato da un posto in treno, perché ritenuto “di colore” e ricacciato nei vagoni riservati alle popolazioni locali.
Ghandi la prese molto male. In India era un privilegiato e mai avrebbe pensato di potersi trovare, un giorno, dall’”altra parte”. Fu una sorta di illuminazione, sotto tutti i profili: venne a contatto con il pregiudizio razziale e con le condizioni di quasi schiavitù nelle quali vivevano i suoi 150 mila connazionali. Questa situazione lo portò a un'evoluzione interiore profonda, riuscendo in seguito a trasformare la comunità indiana in una forza politica omogenea.


Foto scattata durante gli anni in Sudafrica, a sn l'amico architetto Hermann Kallenbach, di cui si parlerà più avanti.

Peraltro apprendiamo dal quotidiano britannico Guardian quanto sia ancora vivo da parte dei neri sudafricani l'astio nei confronti del supposto "apostolo della pace e della nonviolenza", per via dell’atteggiamento razzista da lui mostrato durante la sua permanenza in Sud Africa: l'icona dei diritti civili "odiava" la gente di colore ed ignorava le sofferenze che pativano per mano dei padroni colonialisti, mentre perorava la causa degli indiani.
 Leggiamo nei suoi stessi scritti: "Molti dei prigionieri nativi sono solo di poco differenti dagli animali e spesso si creano risse e combattimenti fra di loro."
"Ci rinchiusero in una prigione per 'Kaffir' (termine spregiativo per neri africani, usato dai mercanti di schiavi arabi a indicare i non credenti) Potevamo capire di non essere classificati come bianchi, ma essere messi allo stesso livello dei nativi mi è sembrato troppo da sopportare. I Kaffir sono di solito incivili, i condannati ancora di più. Sono fastidiosi, molto sporchi e vivono
come animali".
 E' stato ricordato come abbia affermato, ad un convegno a Bombay nel 1896, che gli Europei volevano degradare gli indiani al livello dei "selvaggi kaffir, la cui occupazione è cacciare e la cui sola ambizione è di mettere assieme un certo numero di bovini per potersi comprare una moglie, e quindi passare la propria vita nudi e indolenti".
 Inoltre sono state vagliate tutte le foto di Gandhi nel periodo sudafricano, senza trovarne neanche una dove comparisse un nero vicino a lui.






Comprò un terreno dove fondò un ashram, e dove veniva stampato il giornale ‘’Indian Opinion’’.  Qui, tutti i membri della comunità, compresi i redattori di Indian Opinion partecipavano ai lavori agricoli e erano retribuiti con lo stesso salario indipendentemente dalla nazionalità o dal colore della pelle. E’ il primo modello di ashram in cui si praticava, in un regime di vita monastico, la povertà volontaria, il lavoro manuale e la preghiera. Nel 1906 Gandhi fa voto di castità per affrancarsi dai piaceri della carne, elevare lo spirito e liberare energie per le attività umanitarie. All’epoca ha 36 anni, ma erano già molti anni che aveva iniziato i suoi "esperimenti", per esempio costringendo i ragazzi e le ragazze del suo "ashram" a fare la doccia insieme per metterli in tentazione e poi punirli personalmente se cedevano al "richiamo della natura. E’ quel che afferma la biografia scritta dal nipote stesso di Gandhi, Rajmohan.
Laddove il mondo vede un santo, Rajmohan Gandhi vede un marito crudele ed un padre sostanzialmente assente, che presta poca attenzione all'educazione scolastica dei figli e che si trascina la moglie Kasturba attraverso il continente, noncurante del desiderio di lei di un qualsiasi possesso materiale, e poi aspettandosi che lei accetti il suo cambiamento da marito amoroso a compagno platonic
o ed apparente adultero.


Nella foto scattata in Sudafrica, al centro è la segretaria di Gandhi e a dx nuovamente l'amico architetto Hermann Kallenbach


Sempre nel 1906 il governo del Transvaal vota una nuova legge, di chiaro stampo razzista, che obbliga gli indiani residenti nel Transvaal ad essere schedati. Durante una protesta all'Empire Theatre of Varieties di Johannesburg Gandhi adotta per la prima volta la sua metodologia della resistenza passiva non violenta: sfidare la legge e subire passivamente le punizioni. Il piano viene adottato e porta ad una lotta che dura sette anni. Migliaia di indiani, tra cui Gandhi, e di cinesi vengono imprigionati e frustati per aver scioperato, per essersi rifiutati di iscriversi, per aver bruciato la propria carta di registrazione o per aver resistito in maniera non-violenta. Alcuni di essi saranno persino uccisi. Le manifestazioni di protesta si intensificano quando il governo del Transvaal rende illegali i matrimoni tra non cristiani. La disobbedienza culmina nel 1913 con lo sciopero e la marcia delle donne indiane. Malgrado il successo della repressione dei manifestanti indiani da parte del governo sudafricano, l'opinione pubblica reagisce con vigore ai metodi estremamente duri applicati contro i pacifici manifestanti. Finalmente il generale Jan Christiaan Smuts viene obbligato a negoziare un compromesso con Gandhi. I matrimoni misti ridiventano legali e la tassa di tre livre (equivalente a sei mesi di salario) imposta agli indiani che vogliono diventare lavoratori liberi, viene abolita: la campagna di disobbedienza civile, durata 7 anni e costata molte vittime, può così essere interrotta. Nella pratica, la disobbedienza civile non violenta, è in realtà violentissima, per chi la pratica subendo la violenza altrui.






Tornato in India per tutto il 1915 percorre il paese in lungo e in largo, di villaggio in villaggio, per incontrare l'anima indiana e conoscerne i bisogni. Nel 1918 partecipa alla Conferenza di Delhi per il reclutamento di truppe indiane ed appoggia la proposta per aiutare i britannici nello sforzo bellico. Il suo ragionamento, rifiutato da molti, è che se si desidera la cittadinanza, la libertà e la pace nell'Impero, bisogna anche partecipare alla sua difesa.
Organizza in seguito alcune disobbedienze civili fra i contadini di diverse zone, vessati dai proprietari terrieri britannici, che hanno successo. Si incomincia a chiamarlo Bahpu, padre (della patria).
Il 18 marzo 1919 viene approvato dal governo britannico il Rowlatt Act, che estende in tempo di pace le restrizioni di libertà entrate in vigore durante la guerra. Gandhi si oppone con un movimento di disobbedienza civile che ha inizio il 6 aprile, con uno spettacolare hartal, uno sciopero generale della nazione con astensione di massa dal lavoro, accompagnato da preghiera e digiuno. Gandhi viene arrestato. Scoppiano disordini in tutta l'India, tra cui il massacro di Amritsar (13 aprile) nel Punjab, durante il quale le truppe britanniche guidate dal generale Edward H. Dyer massacrano centinaia di civili e ne feriscono a migliaia: i rapporti ufficiali parlano di 389 morti e 1000 feriti, mentre altre fonti parlano di oltre 1000 morti. Il massacro causa un trauma in tutta la nazione accrescendo la collera della popolazione. Questo genera diversi atti di violenza a seguito dei quali Gandhi, facendo autocritica, sospende la campagna di disobbedienza civile passiva.






Continua però a lavorare a favore dell’indipendenza predicando il boicottaggio delle merci inglesi e l’autarchia. Il dhoti, abito dei contadini più poveri, da lui ormai adottato, era tessuto in casa con le sue mani. Sebbene il dhoti venisse adottato come divisa dal partito del Congresso, c'è da dire che gli altri componenti lo usavano
sopra i pantaloni, completandolo con le tipiche giacche lunghe indiane. E un po' tutti si vergognavano del fatto che Gandhi circolasse ovunque mezzo nudo.







Il Mahatma Gandhi era un uomo tormentato dal sesso e dal desiderio per le donne. Lo rivela anche un nuovo libro dello storico britannico Jad Adams che descrive nei dettagli la maniacale ossessione del leader dell'indipendenza indiana per la propria vita sessuale.

Egli manifestò una personalità magnetica in presenza delle giovani donne, e fu capace di persuaderle a collaborare a peculiari esperimenti in cui dormivano e facevano il bagno assieme nudi, senza toccarsi, apparentemente per fortificare la sua castità. (Se davvero queste prove di astinenza siano sempre state un successo è il dubbio di ognuno di noi.) 
Viene anche rivelato che Gandhi iniziò un rapporto romantico con Saraladevi Chaudhurani, nipote del grande poeta Rabindranath Tagore, una rivelazione che ha suscitato molto rumore nella stampa indiana. L'autore ci dice che Gandhi, probabilmente in maniera ben poco ingenua, denominava tale rapporto "un matrimonio spirituale", "un sodalizio tra due persone di sesso opposto nel quale la relazione fisica è totalmente assente."
L'argomento non è nuovo, è già stato trattato in molti saggi ed era già stato oggetto di scandalo durante gli ultimi anni di vita dell'apostolo per la pace ucciso nel 1948. Ma è la prima volta che questo controverso aspetto del "fachiro seminudo", secondo la sprezzante definizione di Winston Churchill, è analizzato nell'intero arco della sua vita, dal matrimonio precoce a 13 anni con la quattordicenne Kasturba fino all'ultimo ritratto che lo raffigura sostenuto da due ragazze da lui definite "le stampelle della mia vecchiaia". Ne emerge un ritratto sorprendente e inedito del Mahatma che va oltre l'iconografica immagine di protettore dei diritti degli oppressi e dei più deboli. Nei suoi scritti autobiografici si ritrova in modo costante il tema della castità e della difficoltà di sopprimere l'istinto sessuale nonostante la ferrea dieta vegetariana a base di verdura non cotta e frutta secca.






Intanto, nella sua nuova casa-monastero nello stato settentrionale del Gujarat, adotta un regime di vita ancora più ascetico predicando che i rapporti sessuali non sono permessi neppure a scopo di procreazione. Jad Adams elenca anche le donne che si innamorarono di lui, a partire dalla bengalese Saraladevi Choudurani (già citata), alla missionaria danese Esther Faering e la devota Mirabehn, figlia di un ammiraglio inglese.
Nel 1936, quando la sua salute era diventata precaria a causa dei digiuni e privazioni, "adotta" due ragazze Abha e Sushila che lo assistono giorno e notte. E' lui stesso a rivelare di entrare nel bagno dove Sushila si sta lavando, ma "di tenere gli occhi chiusi". "Sorprendentemente Kasturba conosce le bizzarre abitudini del marito e le approva" scrive un quotidiano. Dopo la morte della moglie nel 1944, i test di autocontrollo diventano più radicali fino a chiedere a sua nipote adolescente, Manu, di dormire nuda insieme a lui. "Dobbiamo mettere alla prova la nostra purezza" le scrive in una lettera. E così fece insieme a lei e all'altra ragazza, Abha, fino all'ultimo giorno della sua vita.


 
Il 10 marzo 1922 viene arrestato e processato con l'accusa di sovversione. Gandhi si dichiara colpevole e chiede il massimo della pena: è condannato a sei anni di prigione. Viene liberato dopo due anni di prigionia, nel febbraio del 1924, a seguito di un'operazione di appendicite.
Durante la permanenza di Gandhi in prigione, mancando la sua personalità unificatrice, il partito del Congresso Nazionale Indiano, di cui faceva parte, si divide.











In questa foto lo vediamo con Charlie Chaplin. A sn Kasturba
Dopo altre campagne, compie un viaggio in Europa di 3 mesi. 






 
Gandhi attorniato dai Balilla


Durante questo periodo europeo, Gandhi visita anche l'Italia, arrivando a Milano l'11 dicembre per poi recarsi immediatamente a Roma. Nella capitale, dove sosta per due giorni, incontra, tra gli altri, Benito Mussolini, che approfitta della visita per cercare di impressionarlo con l'apparato militare del regime, accogliendolo con tutti gli onori assieme a molti gerarchi fascisti.
Di Mussolini Gandhi scriverà: « Alla sua presenza si viene storditi. Io non sono uno che si lascia stordire in quel modo, ma osservai che aveva sistemato le cose attorno a sé in modo che il visitatore fosse facilmente preda del terrore. I muri del corridoio attraverso il quale bisogna passare per raggiungerlo sono stracolmi di vari tipi di spade e altre armi. Anche nella sua stanza, non c'è neppure un quadro o qualcosa del genere sui muri, che sono invece coperti di armi.»
Gandhi visita poi la Cappella Sistina, dove la sua attenzione viene colpita, più che dagli affreschi di Michelangelo, dal Crocifisso dell'altare della cappella. Intorno a quel Crocifisso – che rappresenta un Gesù magrissimo, dimesso e sofferente, ben diverso dal Gesù corpulento, forte e vendicativo del Giudizio Universale – il Mahatma indugia per parecchi minuti, esclamando infine: «Non si può fare a meno di commuoversi fino alle lacrime».

 Il desiderio di Gandhi sarebbe stato incontrare Papa Pio XI. Ciò però non avvenne: secondo i rapporti fascisti, egli si sarebbe rifiutato di ricevere Gandhi perché «non adeguatamente vestito»; secondo altri in realtà le vere motivazioni sarebbero state di carattere diplomatico (perché il Pontefice non voleva attirarsi critiche dall'Inghilterra) o religiose, visto le dichiarate simpatie per il Mahatma da parte di alcuni prelati protestanti.
 Infine , bisogna ricordare , che Gandhi utilizzo' parole d'ammirazione per Mussolini ("è un superuomo"). 




Nel 42 Gandhi intensifica le sue richieste di indipendenza scrivendo il 13 aprile una risoluzione che richiede ai britannici di lasciare l'India: Quit India. Con questa il Mahatma invita alla ribellione nonviolenta totale. Vengono anche organizzate grandi manifestazioni di protesta.
Per Gandhi e per il partito del Congresso si tratta della rivolta più radicale mai intrapresa: a fronte del più grande movimento per l'indipendenza indiana di tutti i tempi gli inglesi reagiscono con arresti di massa, violenze e repressioni senza precedenti. Migliaia di indipendentisti vengono uccisi o feriti dalla polizia, centinaia di migliaia d'altri vengono arrestati
Gandhi e tutti i dirigenti del Congresso vengono arrestati a Bombay il 9 agosto 1942.
Gandhi viene detenuto per due anni . sua moglie Kasturba dopo 18 mesi di prigionia, muore per una crisi cardiaca causata da una polmonite.
Nel 1943, mentre è ancora in prigione, Gandhi digiuna per 21 giorni al fine di fare penitenza per le violenze commesse durante l'insurrezione popolare indiana. Il movimento Quit India si è rivelato disastroso.
Gandhi viene rilasciato il 6 maggio 1944 per poter essere sottoposto ad un'operazione: è gravemente ammalato di malaria e di dissenteria ed i britannici non vogliono che muoia in prigione rischiando di provocare un sollevamento popolare.









Il Regno Unito, cedendo alle pressioni del movimento anticoloniale, concede la piena indipendenza alla sua colonia nel ‘47.
Dopo l'indipendenza ci sono forti tensioni politiche tra Pakistan e India che sfociano nella guerra indo-pakistana. l 13 gennaio 1948, all'età di 78 anni, Gandhi inizia il suo ultimo digiuno a Delhi. Chiede che la violenza tra le comunità cessi
definitivamente, che il Pakistan e l'India garantiscano l'uguaglianza per i praticanti di tutte le religioni.
Quando i dirigenti di ogni comunità, gli assicurano che rinunceranno alla violenza Gandhi smette il digiuno.Verrà ucciso pochi giorni dopo, con 3 colpi di pistola, da un fanatico indù affiliato ad un gruppo estremista.






Oggi in India, considerata la più grande democrazia del mondo, la leadership del movimento in rapida crescita dei Dalit (i Paria, gli Intoccabili) considera Gandhi uno dei suoi più odiati nemici.
Gandhi era un membro della cosiddetta "casta alta". Le caste alte rappresentano una piccola minoranza in India, circa il 10-15% della popolazione, e tuttavia dominano la società indiana in una maniera molto simile a quella in cui i bianchi governavano il Sud Africa durante il periodo in cui era ufficialmente in corso l'Apartheid. I Dalit spesso usano la locuzione "Apartheid in India" quando parlano dei propri problemi.
La costituzione indiana fu scritta da uno dei principali critici ed oppositori politici di Gandhi, il Dr. Ambedkar:
con la sua laurea in legge ottenuta a Cambridge, era stato scelto dai britannici per  compiere questo lavoro. Avendo passato la sua vita a combattere la discriminazione basata sulle caste, il Dr. Ambedkar era giunto alla conclusione che l'unica maniera in cui i Dalit avrebbero potuto migliorare la propria vita era quella di avere il diritto esclusivo di votare per i propri rappresentanti, ovvero che una parte dei seggi al parlamento fosse riservata ai Dalit e che solo i Dalit potessero votare per questi seggi riservati. Secondo Gandhi invece era di vitale importanza che gli Intoccabili non fossero considerati diversi, ma facenti parte dell’induismo come gli altri. Dunque, anche se una classe depressa, non era opportuno privilegiarli.
Determinato ad impedire che ciò avvenisse fece uno sciopero della fame per cambiare questo articolo nella bozza della costituzione.


 




Dopo diverse rivolte nelle quali decine di migliaia di Dalit furono massacrati, e con un rapido aumento di tali violenze previsto nel caso in cui Gandhi fosse morto, il Dr. Ambedkar si decise, con Gandhi sul letto di morte, a rinunciare al diritto dei Dalit di eleggersi da soli i propri rappresentanti, e Gandhi pose fine al suo sciopero della fame. In seguito, sul proprio letto di morte, il Dr. Ambedkar avrebbe detto che quello era stato il più grande errore della sua vita, che se avesse potuto tornare indietro avrebbe rifiutato di rinunciare alla norma che garantiva la rappresentanza dei Dalit, pure se ciò avesse dovuto significare la morte di Gandhi.
Come la storia ci ha mostrato, la vita della stragrande maggioranza dei Dalit in India è cambiata poco dalla conquista dell'indipendenza indiana più di 50 anni fa.
I Dalit sono ancora discriminati sotto tutti gli aspetti nei 650.000 villaggi dell'India nonostante l'esistenza di leggi specifiche che mettono al bando tali comportamenti. I Dalit sono le vittime di embarghi economici, della negazione dei basilari dirtti umani come quello di avere accesso all'acqua potabile, di utilizzare strutture pubbliche, di avere accesso all'istruzione, e persino di entrare nei templi Indù.
I Dalit sentono che se avessero avuto il diritto di eleggere i propri rappresentanti sarebbero stati capaci di inziare a sfidare la dominazione delle alte caste nella società indiana ed avrebbero inziato a percorrere il lungo cammino verso la libertà. Essi danno la colpa a Gandhi ed al suo sciopero della fame intrapreso per impedire tutto ciò. Ecco spiegato nella maniera più succinta possibile, perché gli attuali leader Dalit dell'India odiano Gandhi.

E ora ritorniamo a parlare dell'amico architetto a cui ho accennato all'inizio del post:

Hermann Kallenbach.






Ciliegina sulla torta è l’ultima biografia di Gandhi: Great Soul: Mahatma Gandhi and His Struggle with India scritto dall’ex collaboratore del New York Times Joseph Lelyveld. Il libro getta luce sul complicato rapporto fra Gandhi e Hermann Kallenbach, architetto di origini ebraiche, incontrato in Sud Africa.
In quella che, per altri aspetti, è una biografia piena di rispetto e ammirazione, viene insinuato che Gandhi fosse bisessuale, tanto da lasciare la moglie per vivere con l’architetto ebraico-tedesco.
Lelyveld cita una lettera inviata da Gandhi a Kallenbach dove era scritto: ”Il tuo ritratto (l’unico) è sulla mensola, nella mia camera da letto. La mensola del camino è di fronte al letto.” Un’altra volta il Mahatma scrisse a Kallenbach una frase altrettanto ambigua: ‘hai preso completamente possesso del mio corpo. Questa è schiavitù con vendetta.”




La sessualità di Gandhi ha disturbato molti, anche fra i suoi seguaci, anche durante la sua vita. Nirmal Bose ad esempio, un gandhiano che ruppe i suoi rapporti con il Mahatma e in seguito scrisse My Days with Gandhi (i miei giorni con Gandhi), raccontò che gli esperimenti sessuali del leader indiano avevano lasciato un segno su altri che non avevano la stessa statura morale. Gandhi aveva risposto ai suoi critici, dicendo: ‘‘Se non faccio venire Manu (la sua pronipote) a letto con me, anche se ritengo che sia essenziale che lei lo faccia, non sarebbe, da parte mia, un segno di debolezza ? ‘‘ in riferimento alla succitata abitudine di dormire con ragazze nude (fra cui appunto la nipote, e peggio ancora, la moglie di un nipote), per degli abbracci notturni che dovevano mettera alla prova il suo voto di castità.
Gandhi riteneva che il sesso fosse dannoso per la salute di un individuo, e che la libertà sessuale avrebbe portato la popolazione indiana al fallimento :cfr. al riguardo http://ilblogdichiaraoscura.blogspot.it/2014/08/miti-e-leggende-leroe-non-puo-amare.html
Nei discorsi di Gandhi, così come nelle ricostruzioni storiche dei suoi agiografi, si sostiene che le donne dovevano essere considerate pari agli uomini e che il loro inserimento a pieno titolo nella società sarebbe stato fondamentale nella lotta per l’indipendenza dell’India, ma di fatto il leader spirituale indiano si comportava in modo assai diverso con loro. Ad esempio, quando era ancora un dissidente in Sud Africa e scoprì che un uomo aveva molestato due ragazze, sue seguaci, Gandhi rispose all’offesa subita tagliando personalmente i capelli delle due giovani, considerandole colpevoli in quanto non erano state capaci di “neutralizzare l’occhio del peccatore “. Gandhi stesso parlò di questo episodio nei suoi scritti, lasciando trasparire un messaggio durissimo verso il genere femminile: le donne hanno la responsabilità delle aggressioni a sfondo sessuale che subiscono.
C’è di più: Gandhi pensava che le donne violentate perdessero il loro valore in quanto esseri umani. Sosteneva infatti che i padri potevano essere giustificati nell’uccidere le figlie che avevano subito una violenza, per il bene della famiglia e l’onore della comunità.
Gandhi condusse anche una guerra contro i contraccettivi, nonostante la povertà della sua gente e l’eccessiva prolificità, definendo apertamente le donne indiane che li usavano come “prostitute”.
Verso la fine della sua vita, la Grande Anima moderò moltissimo le sue idee, ma ormai il danno era fatto, e questa eredità culturale la si può osservare ancor oggi in ogni articolo di giornale, quando si racconta che la vittima di uno stupro si è suicidata, a causa della “vergogna“.

 

In conclusione Gandhi, possiamo esserne certi, non era un santo, ma il punto è un altro: perché sentiamo sempre il bisogno di “santificare” la persona di cui vogliamo seguire l’insegnamento morale, cancellando come fossero una vergognosa macchia, tutte le sue tracce di umanità? Perchè sempre questa necessità che ci coglie, di creare dei ''miti''? Per esprimere delle buone idee, o anche dei valori, non è necessario essere perfetti.



31 agosto '14
Chiedo scusa ai lettori, ma ho dovuto tagliare dal post questa foto. La didascalia originale che si intravede mi ha insospettito. Dopo qualche ricerca mi pare di aver capito che si tratta di un evento benefico imprecisato svoltosi in Australia, dove un attore ballava travestito da Gandhi.

Peccato, era una foto simpatica, e per niente incompatibile col personaggio.




FINE

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