martedì 2 settembre 2014





IL LOTO D'ORO



Loto d'oro o Gigli d'oro è il poetico nome dato alla pratica brutale di deformare artificialmente i piedi delle donne cinesi. Il nome è dovuto all'andatura precaria e oscillante che assumevano le donne sottoposte a questa pratica, simile all'ondeggiare dei fior di loto al vento. Fu in auge dall'inizio della dinastia Song e durante le dinastie Ming e Qing e gradualmente scomparve durante la prima metà del XX secolo. Secondo la leggenda, la pratica del Loto d'oro iniziò intorno al 900 d.C. con una concubina imperiale. Per accaparrarsi il favore dell'imperatore si era fasciata i piedi con lunghe fasce di seta bianca per poi danzare la Danza della luna sul fiore del Loto. 





La procedura era complessa. La pianta dei piedi veniva piegata e mantenuta di una lunghezza tra i 7 e i 12 centimetri. Nelle famiglie più ricche ed influenti le bambine venivano fasciate quando erano molto piccole, in base al loro sviluppo, in genere tra i 2 e gli 8 anni; questo rendeva la pratica meno dolorosa e meno traumatica psicologicamente. Nelle classi contadine la fasciatura cominciava più tardi perché le bambine dovevano essere abili al lavoro fino a che non si concordava loro un matrimonio, o fino a che non erano in età da matrimonio, comunque prima dei 15 anni, finché le ossa erano ancora malleabili.

 Per deformare i piedi nella loro forma definitiva erano necessari almeno 3 anni, talvolta anche 5 o 10. Per tutta la vita, i piedi necessitavano di continue attenzioni e di scarpine rigide che fossero sufficientemente resistenti da sorreggere il peso della donna. Le scarpette andavano indossate nei primi anni anche di notte affinché la deformazione non regredisse. Dopo la fasciatura il piede assumeva una forma a mezzaluna.



Prima di essere fasciati, i piedi erano lavati e puliti dai residui organici (pelle morta ecc.), quindi erano cosparsi di allume, avente funzione anti-emorragica e coagulante. La benda era larga cinque cm e lunga fino a tre metri.

La deformazione consisteva in due operazioni distinte:
1: piegare le quattro dita più piccole (ad esclusione dell'alluce) al di sotto della pianta del piede
2: avvicinare l'alluce ed il tallone inarcando il collo del piede. Le articolazioni del tarso e le ossa metatarsali venivano progressivamente deformate.




 In questo modo i talloni diventano l'unico punto di appoggio, causando l'andatura fluttuante della donna, come il loto che si piega al vento.
Nelle famiglie povere, in cui le ragazze dovevano conservare la capacità di camminare per lavorare, era praticata una fasciatura leggera consistente solo nella prima delle due operazioni (il ripiegamento delle dita). Il piede rimaneva più grande e precludeva il matrimonio con un uomo di ceto elevato (v. foto sotto).




La pratica era molto dolorosa, perché il piede non smetteva di crescere ma cresceva deformato: le ossa conseguentemente si frastagliavano per poi saldarsi irregolarmente. Spesso le ossa dei metatarsi si rompevano, o venivano appositamente rotte, così come le articolazioni. Le unghie andavano sempre tagliate molto corte per evitare infezioni, ma nonostante tutti gli accorgimenti una fasciatura poteva portare a infezioni, setticemia, cancrena anche con perdita delle dita. Talvolta era necessario asportare i calli con un coltello o praticare un profondo taglio al di sotto della pianta per asportare la carne eccedente e facilitare l'avvicinamento dell'alluce e del tallone.







L'usanza si diffuse inizialmente fra le classi più facoltose della popolazione, per motivi estetici. Ma presto cambiò significato, diventando simbolo di status sociale: una donna con i piedi fasciati, impossibilitata a svolgere lavori pesanti o rurali, aveva un marito facoltoso. Per questo stesso motivo, la pratica cominciò a diffondersi nelle classi meno abbienti che potevano dare in sposa una figlia ad una famiglia facoltosa, stabilendo legami interfamiliari che aumentavano il prestigio della propria famiglia. Le ragazze povere venivano anche vendute come concubine e il prezzo era legato alle dimensioni e alla perfezione dei piedi. L'usanza era tramandata da madre in figlia. La pratica fu incoraggiata dal Confucianesimo, che vedeva nel Loto d'oro una dimostrazione perfetta di sottomissione della donna all'uomo, che legava le donne molto più delle pratiche di menomazione sessuale diffuse in altre zone del mondo. Le donne con i piedi fasciati erano fisicamente dipendenti dal loro uomo, ed era estremamente difficile allontanarsi dalla propria casa a causa della difficoltà di equilibrio. Alla fine la pratica divenne così popolare che una donna che non aveva i piedi fasciati non aveva speranza di contrarre un buon matrimonio, tra le classi meno agiate era addirittura impossibile sposarsi. Era l'unica cosa che una donna rispettosa, e una madre premurosa, avevano obbligo di pensare. Una buona fasciatura dei piedi sostituiva qualunque altra dote di una donna: garantiva che la sposa avrebbe compiaciuto in ogni modo il marito, pur di non essere ripudiata, era prova di un'alta sopportazione del dolore, era dimostrazione di coraggio, era simbolo di docilità caratteriale. 










I piedi così deformati erano coperti da minuscole scarpine lavorate, fabbricate dalla donna per esaltare la forma del piede e per mostrare le sue doti artigianali; erano accuratamente disegnate per evidenziare la forma arcuata ed appuntita del piede. Ogni scarpina era una forma d'arte ed un passaporto della donna. La dimensione del piede, e la struttura della scarpa dicevano tutto ciò che era necessario su di una donna: la sua capacità di sopportare il dolore, le sue abilità casalinghe.
In molti mercatini cinesi si possono tuttora trovare in vendita le scarpine indossabili da chi praticava il Loto d'oro, così piccole da dubitare che non una donna adulta, ma persino una bambina potesse indossarle.




 Il piede fasciato, piccolo e a forma di mezzaluna, suscitava un forte impulso erotico negli uomini cinesi, che bramavano toccarlo. Esistevano diverse tecniche di manipolazione e il piede veniva anche portato alla bocca. La punta dei piedi che sporgeva dall'orlo dei pantaloni, spesso sottolineato da un bordo colorato, svolgeva la stessa funzione dei seni in Occidente, stimolando l'immaginazione e partecipando al gioco del mostrare e nascondere.






 Le difficoltà di deambulazione costringevano ad un'andatura oscillante, come del resto fanno i tacchi a spillo, e mantenevano i muscoli delle gambe sempre in tensione, modellandole. Gli uomini ritenevano che la diversa andatura stimolasse l'ingrossamento dei muscoli adduttori delle gambe (muscoli che avvicinano le gambe fra loro, chiamati in occidente ''defensor verginitatis'') provocando così un restringimento della vagina.

Tuttavia c'era anche un aspetto tutt'altro che sexy: il piede deformato, senza le belle scarpine, era assai meno piacevole a vedersi, nelle pieghe il sudore e la pelle morta si combinavano a sovrapposizioni batteriche e micotiche. Spesso l'appoggio sbagliato, l'accavallarsi delle dita, la crescita delle unghie, la circolazione inevitabilmente rallentata, causavano ulcere pus e odore molto sgradevole. La cura quotidiana non bastava a prevenire questi inconvenienti. Perciò, sebbene le donne consentissero al marito (e a lui solo) di toccare i loro piedi, mai si sarebbero mostrate in sua presenza prive di calzature o delle fasce.







Promotori dell'abolizione della fasciatura e dell'emancipazione femminile, furono i Taiping, i missionari cristiani, gli intellettuali e tutti coloro che vennero in contatto con la cultura occidentale. Anche i Giapponesi, nella Taiwan occupata, promossero la liberazione della donna, soprattutto al fine di sfruttarne la forza lavoro.
In ultimo, la pratica fu abolita ufficialmente da un decreto imperiale del 1902, ma ci vollero 50 anni affinché la pratica scomparisse gradualmente. Il popolo, infatti, offrì molta resistenza al cambiamento delle usanze. Sorprendentemente, furono soprattutto le donne e gli strati più poveri della popolazione a continuare la pratica, per i suoi vantaggi in ambito sociale. Finalmente nel 1912 furono introdotti 1.915 ispettori per dare multe a chiunque fasciasse i piedi alle figlie. Nel film ''La locanda della Sesta Felicità'' del 1958, si parla di una missionaria laica inglese, interpretata da Ingrid Bergman. La vicenda è ambientata in un piccolo villaggio, allo scoppio della seconda guerra mondiale.  Il mandarino locale nomina la donna ''ispettrice pedale'' (sic) e la manda nei villaggi più sperduti per convincere i recalcitranti abitanti a cessare la pratica della deformazione dei piedi.
Quando gli uomini cominciarono a preferire i piedi grandi, per le donne con i piedi fasciati fu una seconda tragedia, perché videro vanificati anni di sofferenze e aspettative. Alcune di loro, le ultime sottoposte a tale pratica, fecero in tempo a fermarsi a metà processo, non fecero il sognato matrimonio nell'alta società, ma se non altro riuscirono ad evitare l'invalidità, potendo lavorare nei campi.


L'anziana donna di questa foto ha i piedi molto piccoli, perchè ha subito il ripiegamento delle dita sotto la pianta, ma non ha il piede arcuato per l'avvicinamento dell'alluce al tallone.Ai tempi in cui lei era bambina la pratica era già caduta in disuso, almeno nella teoria.

Dorothy Ko, cattedra di storia alla Columbia University, contesta l'immagine fortemente negativa dell'usanza, spiegando che gli Occidentali vennero a contatto della realtà cinese solo negli ultimi due secoli, quando la fasciatura dei piedi fu condotta ai suoi eccessi. Nei secoli precedenti le fasciature non erano così strette da compromettere i movimenti e la vita sociale delle donne. In un primo periodo, inoltre, le scarpe erano piccole e appuntite, ma i piedi non venivano fasciati né deformati. Furono soprattutto le donne a sviluppare la tradizione, in qualità di moda e attrattiva estetica.


Han Qiaoni, da Yuxian contea nel nord della Cina nella
provincia dello Shanxi, 102 anni nel 2013.



E' opportuno ricordare che nel mondo occidentale l'uso di scarpe a tacco alto e forma affusolata (notoriamente scomode) non è imposto da nessuno. Eppure le donne fanno uso di tali scarpe al solo scopo di piacere. I danni da tacco alto, a parte la sofferenza soggettiva, sono: dita a martello, alluce valgo, dolori artrosici, accavallamenti delle dita, metatarsalgia per lo spostamento del peso corporeo sull'avampiede invece che sull'intera pianta. Questo peso carica anche in modo anomalo il ginocchio, causandone artrosi precoce. Poi per chi usa abitualmente i tacchi alti c'è anche un accorciarsi del tendine d'Achille e delle fibre muscolari del polpaccio. Infine non è da trascurare la ridotta stabilità. Ciò nonostante tante donne occidentali scelgono il ''tacco 12'' e continua a circolare la battuta molto cretina che le scarpe modello ballerina, prive di tacco, siano un'ottima difesa dallo stupro, poichè uccidono qualsiasi desiderio.

 

FINE

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