giovedì 18 settembre 2014





DONNE CHE AMANO TROPPO
(seconda parte)
 
In molti miti, e nelle fiabe, che tanto beneficio sotto altri aspetti portano ai bambini, viene veicolato purtroppo anche questo messaggio discriminatorio: quello della devozione amorosa femminile portata all'eccesso, ossia all'annullamento di sè. L'annullamento di sé rappresenta, in un certo senso, un vero e proprio “test di femminilità”. Senza questa “abilità” a devolversi nel bene altrui e a farsi riconoscere “amabile”, una donna semplicemente non si sente donna.


Nella fiaba di Biancaneve (fratelli Grimm), una ragazza appena scampata ad un'uccisione, si rifugia in una casetta nel bosco, dove inizia subito a fare le grandi pulizie nonchè a preparare da mangiare. Al rientro dei padroni di casa (sette nani), viene assunta in pianta stabile senza stipendio, e lì rimarrà a pulire e cucinare fino alla mela avvelenata e al bacio del principe. Oggi si da il nome di complesso di Biancaneve all'atteggiamento di molte donne le quali, anche in casa d'altri, anche non richieste, si dedicano alle pulizie ricolme di spirito di sacrificio.


Ne La Sirenetta (Andersen) la protagonista salva la vita al principe, se ne innamora, rinuncia al suo mondo acquatico per potergli stare vicino, anche se questo le costerà la perdita della voce e atroci dolori ai piedi ogni volta che danzerà per lui. In più avrà il dolore di assistere alle sue nozze con un'altra.


Ne La Bella e la Bestia (fiaba di Madame D'Aulnoy) la devozione amorosa riguarda inizialmente il genitore: Bella si sacrifica come ostaggio affinchè suo padre possa essere libero, nonostante sia reo del furto di una rosa appartenente alla Bestia. Pur essendo prigioniera dell'orrida Bestia per tali futili motivi, Bella si accorge di quanto è gentile, e se ne innamora: l'ennesima devozione amorosa assoluta.

 

 Cenerentola (fiaba di Perrault) è la perfetta rappresentante della bovina e silenziosa sottomissione femminile.

Wendy, con gesto squisitamente femminile, prende ago e filo per ricucire l'ombra ad un turbato Peter.
In Peter Pan e Wendy, di James Barrie, Wendy fuggirà con Peter nell'Isola che non c'è, dove gestirà il rifugio sotterraneo dei bambini, ordinando, pulendo e cucinando.

Ciliegina sulla torta: ''Griselda'', novella del Decamerone di Boccaccio, la decima del decimo giorno. Una novella terrificante, che purtroppo nei secoli godette di molta fortuna. Ne pubblico qui un riassunto:







La vicenda narrativa vede protagonisti il marchese di Saluzzo, Gualtieri, e una giovane e bella popolana di nome Griselda. Il tema, in accordo con quella della giornata, è quello della cortesia e della magnanimità nelle vicende amorose.

 Il marchese infatti, sotto la pressione dei suoi sudditi, si trova a dover scegliere in fretta e furia una moglie e, tra le tante di cui può disporre data la sua posizione, decide di sposare una graziosa guardiana di pecore, la nostra Griselda. Poco dopo le nozze la ragazza, che grazie al suo carattere dolce e accomodante e alla sua gentilezza d’animo si è subito conquistata l’amore della corte e dei sudditi del marchese vincendo i pregiudizi legati alla sua estrazione sociale, rimane incinta e dà alla luce una bambina. La notizia riempie di gioia tutti quanti, fino a che Gualtieri, spinto da un insano desiderio di prevaricazione e da un’insicurezza viscerale, decide di testare la fedeltà della moglie, e inizia a tormentarla senza alcuna pietà né rispetto. Dapprima le racconta che il popolo critica grandemente la sua provenienza popolare e che il marchese abbia scelto proprio lei, poi aggiunge che anche la bambina è mal vista in quanto figlia di una popolana. La reazione della giovane, fedele e sottomessa alla figura del marito, stupisce moltissimo il marchese, che intravede in questo atteggiamento una grande saggezza e una notevole forza d'animo.

 

Non pago tuttavia, Gualtieri manda un parente a strappare la loro bambina a Griselda, dicendole che sarà messa a morte. La madre, straziata dal dolore, ubbidisce all’ordine del coniuge, e consegna la bambina. In realtà la piccola non viene uccisa, ma affidata alle cure e all’educazione di un parente di Bologna.

Lo stesso meccanismo perverso si ripete tempo dopo, quando Griselda partorisce un maschietto, l’erede tanto desiderato. Gualtieri ripete la sua abietta condotta, sempre convinto di riuscire a testare così in profondità la fedeltà della moglie, e anche il secondogenito viene dato per morto e spedito a Bologna.






Il marchese non è ancora soddisfatto e, nonostante la moglie non si sia ribellata neanche alla presunta uccisione dei suoi stessi figli per rispetto e venerazione del marito, le annuncia di aver domandato la dispensa papale per potersi risposare con una donna socialmente degna di lui, e le ordina di tornarsene da dove è venuta, abbandonando ogni bene materiale acquisito col matrimonio. Assistiamo così all’unica ribellione di Griselda, dettata peraltro dall’attenzione per il ruolo sociale del marito. La ragazza chiede infatti di poter portare via una camicia con cui coprirsi, per non disonorare marchese e figli:

Signor mio, io conobbi sempre la mia bassa condizione alla vostra nobilità in alcun modo non convenirsi, e quello che io stata son con voi, da Dio e da voi il riconoscea, né mai, come donatolmi, mio il feci o tenni, ma sempre l’ebbi come prestatomi; piacevi di rivolerlo, e a me dee piacere e piace di renderlovi; ecco il vostro anello col quale voi mi sposaste, prendetelo. Comandatemi che io quella dote me ne porti che io ci recai, alla qual cosa fare, né a voi pagator né a me borsa bisognerà né somiere, per ciò che di mente uscito non m’è che ignuda m’aveste: e se voi giudicate onesto che quel corpo, nel qual io ho portati figliuoli da voi generati, sia da tutti veduto, io me n’andrò ignuda; ma io vi priego, in premio della mia verginità, che io ci recai e non ne la porto, che almeno una sola camicia sopra la dote mia vi piaccia che io portar ne possa.




Gualtieri richiama quindi la prole da Bologna, e spaccia la figlia dodicenne per la sua futura sposa. Inoltre ordina a Griselda di preparare tutto l’occorrente per le nozze e, mostrandole la ragazzina, le chiede cosa ne pensa, aspettandosi a questo punto un cedimento da parte della donna. Anche questa volta Griselda resta quieta, e gli dice che la sua futura sposa è bellissima. Gualtieri a questo punto, commosso dalla fedeltà della moglie, le rivela la verità: i figli non sono mai stati uccisi e sono lì davanti ai suoi occhi, lui la ama moltissimo e d’ora in poi vivranno tutti insieme felici e contenti.
E' chiaro che Griselda rappresenta il simbolo della pazienza muliebre. Purtroppo ci sono un bel pò di Griselde sul pianeta che non potranno mai sperare in questo lieto fine, ma l’incomprensibilità di un sentimento sta proprio nell’assurdo di quello che accetti pur di non inquinare quel sentimento stesso, proprio per dire “ho amato fino all’ultimo”.




FINE SECONDA PARTE

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