sabato 6 settembre 2014






A PROPOSITO DELLA CIOCCOLATA


Avendo appena pubblicato un post con una ricetta di cioccolata in tazza (lo trovate qui: http://ilblogdichiaraoscura.blogspot.it/2014/09/cucina-la-cioccolata-seicentesca-molti.html#gpluscomments) aggiungo una piccola nota.
Inizialmente la cioccolata era una bevanda curiosa, bevuta da pochi e guardata con sospetto da molti. Secondo i medici, era una sostanza al limite del venefico, astringente, di cattivo sapore (non avevano capito che si doveva dolcificare) e nociva per i visceri. Nel '600 passò ad essere una bevanda di gran moda, elegante e piuttosto cara, destinata dunque ai nobili e alle persone facoltose. Nelle cioccolaterie ci si riuniva per parlare di affari e politica. Sia in Francia che in Inghilterra si aprirono molti di questi locali. Si posero allora dei problemi etici: la chiesa si domandava se la cioccolata rompesse o meno il digiuno. La regola era ''Liquidum non frangit ieiunum''. Secondo alcuni la pasta di cioccolato da sciogliere nell'acqua (non si era pensato ancora di usare il latte) era un cibo a tutti gli effetti. Secondo altri, essendo composta da pepe, zucchero, cinnamomo e cacao, che non venivano considerati alimenti, la cioccolata non rompeva il digiuno.
Nella prima metà dell'800 Brillat Savarin risollevò le sorti della cioccolata, descrivendola come la bevanda migliore per chi aveva lavorato troppo, per chi volesse riposarsi, riscaldarsi, riacquisire le energie, anche mentali. Inoltre ''una buona tazza di cioccolata verso le 11 del mattino, apre lo stomaco per il pranzo''.



Liotard



 





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